Approvata la riforma dei commercialisti: nuove regole per rilanciare la professione

Il disegno di legge prova a rispondere alle sfide che la categoria affronta da anni: crisi demografica e scarsa attrattività per i giovani verso la professione.

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Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge di delega per riformare l’ordinamento della professione di dottore commercialista ed esperto contabile, dopo un rinvio avvenuto nella riunione della settimana precedente. Il provvedimento nasce sulla scia della proposta elaborata dal Consiglio nazionale della categoria, che da tempo sollecitava interventi strutturali.

L’ordine del giorno del Consiglio ha esaminato anche in via preliminare un decreto legislativo, che introduce integrazioni e correttivi alla disciplina dei regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili. I ministri hanno inoltre discusso uno schema di decreto presidenziale sulla struttura e il funzionamento dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca.

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Un settore in difficoltà demografica

La riforma era necessaria da tempo. I dati sull’evoluzione demografica della professione parlano chiaro: nell’arco di diciotto anni, i commercialisti con meno di quarant’anni iscritti all’albo sono diminuiti del 32,3%. La fascia degli over 60 ha registrato un incremento del 64,3%, colpa in parte dell’innalzamento dell’età pensionabile.

L’età media dei professionisti è salita considerevolmente, passando da 47,4 a 52,5 anni. Un dato particolarmente dolente riguarda il numero di aspiranti commercialisti: in quasi vent’anni, coloro che scelgono di intraprendere il tirocinio professionale e affrontare l’Esame di Stato sono diminuiti del 63,5%.

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Cosa propone la riforma

Il disegno di legge si propone di rendere la professione più attrattiva per le nuove generazioni. Una delle principali innovazioni riguarda le modalità di svolgimento del tirocinio professionale: la riforma consentirà di completare i 18 mesi di praticantato, requisito indispensabile per accedere all’esame di Stato e all’iscrizione nella sezione A dell’albo, durante il biennio professionalizzante. Questo dovrebbe ridurre i tempi di formazione complessivi e facilitare l’ingresso dei giovani negli studi.

Un altro pilastro della riforma è la promozione dell’attività professionale in forma aggregata. Le statistiche indicate nella relazione dimostrano che questa modalità operativa consente di offrire una gamma di servizi più ampia e di ottenere introiti superiori. I professionisti che lavorano in forma associata registrano guadagni 2,4 volte maggiori rispetto a chi opera individualmente.

La riforma prevede quindi una disciplina organica dell’esercizio professionale, sia in forma associata sia societaria. Il disegno di legge introduce anche il principio dell’equo compenso per le prestazioni professionali, estendendolo anche alle attività svolte in forma associata o societaria. Aggiornati anche i parametri per la determinazione dei compensi, fermi da ben tredici anni.

Riforma del sistema elettorale

La riforma interviene anche sul sistema elettorale e sulla rappresentanza della categoria. Il disegno di legge ridefinisce la disciplina per l’accesso alle cariche elettive con un triplice obiettivo: favorire l’accesso dei giovani, garantire il rispetto delle pari opportunità e introdurre tutele per la rappresentanza delle minoranze.

Saranno inoltre rivisti e razionalizzati i casi di incompatibilità, decadenza e sospensione per i componenti dei Consigli dell’ordine territoriale e del Consiglio nazionale.

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