Aprire un fondo di previdenza complementare sin dalla nascita è davvero conveniente? Il Trentino-Alto Adige ha appena varato una misura che prevede l’apertura di un fondo pensione per ogni nuovo nato residente nella regione con l’obiettivo di incentivare fin da subito la previdenza complementare. Un modello che guarda, almeno in parte, alla Germania, dove si discute la possibile introduzione di una “paghetta previdenziale” di 10 euro al mese per tutti i bambini a partire dai 6 anni, finanziata con fondi pubblici.
Due misure diverse all’apparenza, ma basate sullo stesso principio: il tempo è la variabile più preziosa a nostra disposizione per la costruzione di una pensione integrativa e può trasformare anche piccoli versamenti in capitali significativi. Scegliere il prodotto giusto non basta: servono anche pianificazione, costanza e metodo.
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Pensione complementare: come funziona e perché è importante
L’aumento dell’aspettativa di vita media, il rapido invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite stanno mettendo a dura prova il sistema pensionistico italiano ed europeo. Per questi motivi, i governi di molti Paesi stanno iniziando a valutare ipotesi di pensione complementare agevolata fin dalla nascita.
Al contempo, sempre più italiani – nel 2024 gli iscritti a forme di previdenza complementare sono quasi 10 milioni, oltre il 36% della forza lavoro complessiva – decidono di aprire un fondo pensione per assicurarsi un futuro migliore. La previdenza integrativa (o complementare) è una forma di risparmio che consente alle persone di mettere da parte dei soldi nel corso della loro vita per aumentare la propria pensione futura e assicurarsi un assegno dignitoso.
Pensione complementare: agevolazioni ed esempi
Il Trentino Alto Adige è stata la prima regione italiana ad affrontare la questione pensionistica introducendo un’agevolazione per l’apertura di un fondo pensionistico per tutti i nuovi nati, i figli adottati o presi in affido dal 1° gennaio 2025.
La Regione eroga un contributo di 300 euro alla nascita, all’atto dell’adozione o dell’affidamento, e per i quattro anni successivi versa ulteriori 200 euro all’anno, a condizione che la famiglia versi almeno 100 euro annui nello stesso fondo. Un piccolo “gruzzoletto” per il futuro dei propri figli.
Una misura molto simile è allo studio anche in Germania, dove, a partire dal 2026, il Governo sta pensando di introdurre un contributo di 10 euro al mese per i bambini da 6 a 18 anni da depositare in un fondo risparmio vincolato all’età pensionabile.
Sebbene differenti nelle loro caratteristiche, gli obiettivi di entrambe le misure sono chiari: garantire una pensione futura dignitosa ai bambini di oggi, soprattutto in vista dell’invecchiamento demografico e della pressione sugli istituti previdenziali.

Conviene investire in un fondo pensione sin dalla nascita?
Per Marco Rondina, private banker di Azimut, il vantaggio di partire presto è evidente: iniziare a versare già alla nascita significa far maturare anzianità contributiva fin da subito. “Questo consente di raggiungere, al momento del riscatto, la tassazione più bassa possibile: dal 15% fino al 9% dopo 35 anni di partecipazione”, spiega a Partitaiva.it.
Un beneficio che si somma all’effetto della capitalizzazione composta. Per fare un esempio, come ci spiega l’esperto, con 50 euro al mese dalla nascita fino ai 65 anni, il montante finale può oscillare da 120.000 a quasi 300.000 euro, a seconda dei rendimenti medi annui. Numeri che, seppur teorici, mostrano quanto la disciplina conti più della ricerca del “momento giusto”.
Quali sono i costi di un fondo pensione?
Sul fronte dei costi, Rondina invita a considerare il quadro complessivo: “I fondi negoziali costano meno, i PIP un po’ di più, ma i vantaggi fiscali compensano in gran parte le spese. Le deduzioni fino a 5.164 euro l’anno, la tassazione agevolata sui rendimenti e l’imposta finale ridotta rendono il fondo pensione uno strumento fiscale molto efficiente”, fa sapere.
Accanto alla previdenza, occorre distinguere gli obiettivi finanziari: “Per la pensione serve un piano stabile e intoccabile, mentre per progetti a medio termine (come una casa o un master) si possono affiancare piani di accumulo flessibili. Così si costruisce il futuro senza rinunciare al presente”, aggiunge Rondina.
Costanza, pianificazione e bilancio familiare
Sul piano più familiare e sociale, il consulente finanziario Davide Trevisani sottolinea che aderire a un fondo pensione per i figli è una scelta lungimirante che trasforma il tempo in alleato. Bastano piccoli versamenti per produrre risultati notevoli: “Investendo 50 euro al mese dalla nascita fino ai 25 anni, con un rendimento medio del 4%, il capitale può superare i 25.000 euro. Lasciandolo investito fino alla pensione, può trasformarsi in un’integrazione significativa al reddito futuro”, fa sapere a Partitaiva.it.

Non è quindi necessario disporre di grandi risorse per cominciare. “Anche 30 o 50 euro al mese sono sostenibili per molte famiglie — sottolinea — e, nel lungo periodo, possono fare una grande differenza grazie alla capitalizzazione composta”. Per l’esperto, ciò che conta davvero è la costanza, non l’importo iniziale.
Imprevisti e difficoltà economiche
Non bisogna trascurare l’aspetto della pianificazione: in caso di imprevisti o difficoltà economiche, la soluzione non è interrompere gli investimenti, ma affiancarli a un fondo di emergenza. “È importante costruire una riserva di liquidità pari ad almeno 3-6 mesi di spese familiari — spiega Trevisani — così da non dover toccare i risparmi previdenziali. Inoltre, i fondi pensione sono strumenti flessibili: permettono di sospendere o ridurre i versamenti senza penalizzazioni fiscali”.
Sul piano dell’equità, però, l’esperto invita alla cautela: “Misure come quelle del Trentino o della Germania rischiano di ampliare il divario tra famiglie benestanti e famiglie in difficoltà, se non sono accompagnate da incentivi universali e da una reale educazione finanziaria”.
Pensione integrativa: cosa dovrebbe fare l’Italia?
L’accumulo precoce resta una delle leve più efficaci per colmare il gap previdenziale dei giovani: “Con 50 euro al mese dalla nascita e un rendimento medio del 4%, si può arrivare a oltre 70.000 euro a 65 anni, anche considerando pause contributive”, spiega il consulente. “È una forma di previdenza silenziosa ma potentissima, che può diventare una seconda pensione per i lavoratori di domani”.
Misure come quelle del Trentino Alto Adige e della Germania rappresentano passi nella giusta direzione, ma non sono esenti da rischi. Secondo Trevisani, l’Italia dovrebbe adottare una misura nazionale che incentivi tutte le famiglie, anche quelle con redditi medi o bassi, magari con un matching pubblico dei versamenti nei primi anni.
Verso una cultura previdenziale condivisa
Marco Rondina e Davide Trevisani convergono su un punto essenziale: la previdenza non è solo una questione economica, ma culturale. In un Paese in cui la natalità è in calo e il sistema pubblico sarà sempre più sotto pressione, investire nella previdenza dei figli significa non solo garantire loro una sicurezza futura, ma anche costruire una nuova mentalità di lungo periodo.
L’iniziativa del Trentino e la proposta tedesca sono segnali incoraggianti perché, come ricordano entrambi gli esperti, il tempo è il vero capitale e chi comincia presto, vince due volte.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor