Anche la legge di Bilancio 2026 rifinanzia la Nuova Sabatini, con 200 milioni per il 2026 e 450 milioni per il 2027. La misura, utile alle micro, piccole e medie imprese che desiderino investire in tecnologia e quindi per l’acquisto dei cosiddetti “beni strumentali”, nel 2024 si è arricchita della Nuova Sabatini Capitalizzazione, che consente di coprire l’80% dei programmi di spesa fino a 4 milioni di euro. La legge di Bilancio 2025 aveva rifinanziato la misura con 1,7 miliardi di euro fino al 2029. L’obiettivo è quello di evitare gli “stop and go” degli scorsi anni che rendevano complessa la programmazione degli investimenti da parte di piccole e medie imprese.
Indice
Cosa finanzia la Nuova Sabatini nel 2026: le linee operative
La Nuova Sabatini si articola oggi in quattro linee principali: ordinaria, 4.0, green e Sabatini Capitalizzazione. Ognuna di queste è destinata al finanziamento dell’acquisto di diversi beni strumentali.
La linea ordinaria
La linea base finanzia l’acquisto di macchinari, impianti, attrezzature nuovi di fabbrica, oltre a hardware, software e tecnologie digitali destinate a unità produttive in Italia. I beni devono essere nuovi, classificabili alle voci B.II.2, B.II.3 e B.II.4 dell’attivo dello stato patrimoniale secondo i principi contabili OIC 16, e devono essere funzionalmente autonomi e collegati all’attività svolta dall’impresa.
La linea 4.0
La linea 4.0 riguarda beni materiali e immateriali che rientrano negli allegati 6/A e 6/B alla circolare MIMIT del 15 febbraio 2017. Si tratta di macchine interconnesse, controllate da CNC o PLC, integrate nel sistema produttivo aziendale, e di software, piattaforme e applicazioni per la gestione integrata dei processi produttivi, della logistica, della manutenzione e dell’analisi dati.
Non basta, dunque, che il bene sia moderno o tecnologico, devono essere rispettati requisiti tecnici precisi, relativi a interconnessione, integrazione, sicurezza informatica. E serve una perizia tecnica o un’autocertificazione a supporto.
La linea green
Dal 2023 è attiva una linea dedicata agli investimenti green, cioè macchinari, impianti e attrezzature nuovi a basso impatto ambientale, destinati a migliorare l’ecosostenibilità dei prodotti o dei processi produttivi. Per ottenere il contributo maggiorato è necessario possedere una certificazione ambientale di processo come EMAS o ISO 14001, oppure dimostrare per ciascun bene il possesso di certificazioni o autodichiarazioni ambientali di prodotto secondo l’allegato 6/C alla circolare 410823/2022.
La Nuova Sabatini Capitalizzazione, quando serve
Dal primo ottobre 2024 è attiva la linea Beni strumentali – Nuova Sabatini Capitalizzazione, pensata per PMI costituite in forma di società di capitali che realizzano un investimento in beni strumentali, 4.0 o green, collegato a un aumento di capitale sociale. In cambio di questo rafforzamento patrimoniale, le imprese ottengono un contributo maggiorato: il 5% per micro e piccole imprese e il 3,575% per le medie imprese, sempre calcolato sul finanziamento convenzionale di cinque anni.
Per accedere alla linea Capitalizzazione, l’aumento di capitale deve essere almeno pari al 30% del finanziamento deliberato. Deve essere interamente sottoscritto entro 30 giorni dalla concessione del contributo. E deve essere versato almeno per il 25% più eventuale sovrapprezzo, con un piano di versamenti collegato alle quote di contributo, oppure per l’intero importo se si tratta di società a socio unico o srls., sempre entro 30 giorni dalla concessione.
La misura è particolarmente utile se l’impresa ha già in programma un aumento di capitale, magari per riequilibrare il patrimonio o per l’ingresso di nuovi soci, e deve contemporaneamente investire in beni strumentali. Ed è anche utile quando i rapporti con la banca sono tesi e si vuole migliorare gli indici patrimoniali per accedere al credito. Molte PMI italiane sono, infatti, sottocapitalizzate: un aumento di capitale accompagnato da un investimento produttivo e da un contributo pubblico può essere la mossa giusta per uscire da situazioni di fragilità finanziaria.
Nuova Sabatini 2026, come funziona il finanziamento del contributo
Il meccanismo della Nuova Sabatini prevede due fasi. Nella prima la banca o la società di leasing concede un finanziamento all’impresa per l’acquisto del bene, con durata massima di cinque anni e importo compreso tra 20.000 e 4 milioni di euro. Il finanziamento può essere coperto dalla garanzia del Fondo PMI fino all’80%.
Nella fase successiva il ministero riconosce un contributo in conto impianti, calcolato in modo convenzionale sugli interessi di un finanziamento quinquennale pari all’investimento. I tassi convenzionali su cui viene calcolato il contributo sono del 2,75% per investimenti ordinari e del 3,575% per investimenti 4.0 e green.
Il contributo viene normalmente erogato in più quote annuali entro il sesto anno dalla data di ultimazione dell’investimento. Questo significa che l’impresa non riceve tutto subito, ma ha un flusso pluriennale di contributi che alleggerisce il costo dell’investimento nel tempo.
Requisiti, settori ammessi e cumulabilità
Possono beneficiare della Nuova Sabatini nel 2026 le micro, piccole e medie imprese regolarmente costituite e iscritte al Registro imprese, non in difficoltà, non in liquidazione volontaria, non sottoposte a procedure concorsuali liquidatorie, con sede legale o unità locale in Italia. La linea Capitalizzazione è riservata alle PMI in forma di società di capitali, impegnate in un processo di aumento di capitale e senza amministratori o soci condannati per il reato di cui all’articolo 2632 del codice civile.
Sono ammessi tutti i settori produttivi, compresi agricoltura e pesca, con l’unica esclusione della sezione L della classificazione ATECO 2025, che comprende le attività finanziarie e assicurative.
Il contributo Nuova Sabatini non è in de minimis, ma è concesso in esenzione ai sensi dei regolamenti europei GBER, ABER e FIBER, con soglie diverse a seconda del settore. Si tratta di una misura cumulabile con altri aiuti di Stato sulle stesse spese, entro i limiti di intensità massima previsti dai regolamenti europei. Ed è cumulabile con misure fiscali generali che non costituiscono aiuto di Stato, come il credito d’imposta per beni strumentali 4.0, il credito d’imposta 5.0 e il credito d’imposta Mezzogiorno, purché il cumulo non superi il costo del bene.









Giovanni Emmi
Dottore Commercialista