L’Europa sta introducendo una serie di regolamentazioni ambientali che cambieranno il modo di operare delle aziende nei prossimi anni. A partire da dicembre 2025, e progressivamente fino al 2029, le partite IVA italiane dovranno infatti adeguarsi a standard più rigorosi in materia di sostenibilità: ecco quali sono le nuove norme ambientali per le imprese.
Indice
I prodotti a deforestazione zero
Da dicembre le aziende che operano con legno, cacao, caffè, olio di palma, gomma, soia e carni devono dimostrare che i loro prodotti non contribuiscono al disboscamento o alla violazione delle normative ambientali dei Paesi di origine.
La regola vale, peraltro, sia per chi vende nei negozi fisici che per le imprese che operano nell’e-commerce, settore in cui la tracciabilità della filiera diventa ancora più complessa da gestire. Ecco, dunque, che gli operatori commerciali saranno chiamati a svolgere verifiche approfondite sulla provenienza delle merci, controllando documenti, aspetti legali e tecnici per garantire la conformità.
Ogni prodotto dovrà essere accompagnato da una dichiarazione specifica che attesti il rispetto delle regole ambientali, con specifico richiamo alla geolocalizzazione dei terreni di origine: se un’area risulta coinvolta in processi di deforestazione, l’immissione sul mercato sarà automaticamente bloccata.
Il caso Italia
In questo senso, l’Italia è stata classificata come Paese a basso rischio, ma questo non esonera le nostre imprese dall’obbligo di vigilanza. Le piccole e micro imprese avranno tempo fino al 30 giugno 2026 per adeguarsi, mentre le aziende di dimensioni maggiori dovranno rispettare le nuove regole già dal 30 dicembre 2025. Tuttavia, sono in discussione ulteriori proroghe che potrebbero spostare queste scadenze rispettivamente al 30 giugno 2027 e al 30 dicembre 2026.
Il governo italiano introdurrà sanzioni proporzionate al danno ambientale causato, con confisca dei profitti illeciti e possibili misure interdittive per le imprese che non si adeguano.
Rendicontazione di sostenibilità: l’era dei dati ESG
Un’altra importante novità riguarda l’obbligo di pubblicare documenti che attestino l’impegno ambientale, sociale e di governance delle aziende. All’interno della rendicontazione ESG, sul fronte ambientale le imprese dovranno fornire informazioni dettagliate su come gestiscono il cambiamento climatico, l’utilizzo delle risorse naturali, lo smaltimento dei rifiuti, la tutela della biodiversità e l’efficienza energetica. Per l’aspetto sociale, sarà necessario documentare le relazioni con lavoratori, comunità locali, clienti e fornitori, includendo temi come diritti sul lavoro, diversità e inclusione.
La componente governance richiederà invece maggiore trasparenza sull’organizzazione aziendale, sulle politiche retributive e sulle misure adottate per prevenire comportamenti illeciti, con un obbligo che investirà anche le società per azioni, le società a responsabilità limitata di dimensioni rilevanti, le imprese quotate e quelle che operano nei settori assicurativo e creditizio.
Chi deve adeguarsi e quando
Le tempistiche sono state recentemente modificate per alleggerire il carico sulle imprese. Nel 2026 dovranno pubblicare il report soltanto le grandi aziende di interesse pubblico con oltre 500 dipendenti, che comunque beneficeranno di alcune semplificazioni. Potranno temporaneamente omettere dati su emissioni di gas serra, risorse marine e economia circolare.
Le altre grandi imprese inizieranno invece dal 2028, con riferimento ai dati del 2027, mentre piccole e medie imprese quotate, insieme alle filiali di società extraeuropee che generano ricavi significativi nell’Unione, saranno coinvolte dal 2029. Per le imprese che vendono online, questa trasparenza può trasformarsi in un vantaggio competitivo, comunicando ai consumatori sempre più attenti alla sostenibilità il proprio impegno concreto.
L’Unione europea sta comunque valutando ulteriori modifiche per ridurre il numero di aziende obbligate e semplificare la quantità di informazioni richieste, riconoscendo che l’onere amministrativo può risultare particolarmente gravoso.

Nuove norme ambientali per le imprese: cosa cambia per gli e-commerce
“Per chi opera nell’e-commerce – afferma Alberto Caschili, tra i più noti consulenti per il mercato digitale in Italia – le nuove normative europee sulla sostenibilità rappresentano una sfida concreta e operativa, oltre che normativa. In un contesto in cui prodotti provenienti da più Paesi vengono distribuiti attraverso marketplace e fornitori internazionali, ottenere certificazioni, documenti ufficiali e geolocalizzazioni dei terreni di coltivazione non è solo complesso, ma essenziale. Senza procedure chiare e sistemi di tracciabilità affidabili, i seller possono ritrovarsi inadempienti senza nemmeno esserne consapevoli, generando un vero e proprio gap informativo tra gli obblighi imposti dalla normativa e la capacità reale di controllo sulle proprie filiere”.
Un gap che evidenzia dunque l’importanza di strutturare processi di due diligence robusti, supportati da strumenti digitali di tracciamento e monitoraggio dei fornitori. “L’adozione di queste pratiche – prosegue Caschili – non solo garantisce la conformità normativa, ma trasforma la trasparenza della filiera in un vantaggio competitivo: le aziende possono comunicare ai clienti la sostenibilità dei prodotti in modo credibile, rafforzando fiducia e reputazione. Inoltre, sviluppare rapporti solidi e trasparenti con i fornitori esteri permette di anticipare possibili criticità e ottimizzare la gestione della filiera, facendo della tracciabilità operativa un elemento strategico e distintivo”.
La rendicontazione ESG
“La rendicontazione ESG rappresenta oggi un’opportunità concreta per trasformare la sostenibilità in un elemento distintivo di business. Tuttavia, la sua efficacia dipende dalla chiarezza degli strumenti e delle regole: troppa complessità e zone grigie possono rendere i processi più difficili da gestire, richiedendo tempo e risorse supplementari – sottolinea il consulente – Affrontare queste sfide in maniera strutturata permette alle aziende di trasformare l’ESG da mero adempimento burocratico a leva competitiva concreta. Strumenti pratici, standard chiari e linee guida semplici consentono alle PMI e alle grandi imprese di integrare la sostenibilità nella gestione quotidiana, migliorare la governance interna e rafforzare le relazioni con clienti e fornitori. In questo modo, la rendicontazione ESG diventa un’opportunità per comunicare in maniera trasparente l’impegno dell’azienda su temi ambientali, sociali e di governance, valorizzando il brand e costruendo fiducia sul mercato”.
Batterie sostenibili: dalla produzione al riciclo
Il terzo grande cambiamento riguarda il settore degli accumulatori di energia. L’Europa ha introdotto regole stringenti che coprono l’intero ciclo di vita delle batterie: dalla produzione sostenibile fino alla gestione circolare quando diventano rifiuti. Chi produce, importa o commercializza batterie dovrà dimostrare di aver controllato attentamente l’origine delle materie prime utilizzate, sia quelle primarie che quelle riciclate, con l’obiettivo di prevenire e gestire gli impatti ambientali legati all’estrazione e lavorazione di questi materiali, spesso ottenuti in condizioni ambientali critiche.
La data di partenza per questo obbligo è stata posticipata al 18 agosto 2027, dando così più tempo alle aziende per organizzarsi. Il governo italiano sta preparando un decreto che definirà nel dettaglio cosa dovranno fare le imprese, quale supporto riceveranno e quali sanzioni rischieranno in caso di inadempienza.
Le aziende dovranno sviluppare strategie di controllo proporzionate alle loro dimensioni e al settore in cui operano, mantenendo procedure chiare per identificare, prevenire e ridurre i rischi ambientali lungo tutta la filiera. Le istituzioni forniranno manuali operativi, linee guida, modelli di documentazione e strumenti informatici per facilitare la tracciabilità delle materie prime critiche.
Chi non rispetterà questi obblighi potrà ricevere sanzioni fino a 150 mila euro, oltre al divieto di commercializzazione dei prodotti e all’obbligo di ritiro dal mercato. Tuttavia, le imprese che adotteranno le buone pratiche suggerite dalle istituzioni potranno dimostrare più facilmente di aver agito correttamente, utilizzando questa conformità come elemento a proprio favore.
La vendita di dispositivi elettronici online
Per le aziende di e-commerce che vendono dispositivi elettronici, power bank, e-bike o altri prodotti con batterie, l’evoluzione dovrebbe dunque indurre gli operatori a rivedere i rapporti con i fornitori e implementare sistemi di verifica documentale molto più rigorosi di quelli attuali.
“Il tema delle batterie rappresenta oggi un tema centrale per le aziende che importano prodotti elettronici da Paesi extra-UE, come power bank, e-bike o altri dispositivi che contengano una batteria. L’obbligo di verificare l’origine delle materie prime e di monitorare l’intero ciclo di vita dei prodotti costituisce un cambio di paradigma che impone un controllo proattivo lungo tutta la filiera – conclude Caschili -. A livello pratico, molti merchant non hanno esperienza diretta di cosa significhi “mappare” l’origine delle componenti. Implementare questa pratica richiede procedure di tracciamento precise e raccolta di documentazioni affidabili dai fornitori. Sviluppare competenze operative in questo ambito è fondamentale per essere conformi e non è più un’opzione poiché viene richiesto dalla normativa vigente”.










Roberto Rais
Giornalista e autore