IMU precompilata 2026, pagamenti digitali e calcoli automatici, cosa cambia

I buoni risultati ottenuti nella riscossione grazie al pagamento digitale della Tari, hanno convinto il Mef a estendere la digitalizzazione dell’imposta municipale unica.

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IMU precompilata 2026

Dal 2026, la precompilata IMU (l’imposta municipale unica) semplificherà i calcoli dell’imposta e potrà essere pagata attraverso la piattaforma PagoPa. Entro settembre 2025 è previsto un decreto interministeriale che stabilità i tempi e le modalità di adesione per i Comuni.

Il progetto è stato presentato ufficialmente dal ministero dell’Economia e delle Finanze, con il supporto di Agenzia delle Entrate, dipartimento delle Finanze, Sogei e PagoPA S.p.A e il dipartimento della trasformazione digitale. L’obiettivo è duplice: semplificare il pagamento per i cittadini e migliorare l’efficienza della riscossione. Proprio per discutere di questo, al Mef, nei giorni scorsi, si è svolta la prima riunione operativa convocata dalla sottosegretaria con delega agli enti locali, Sandra Savino, d’intesa con il ministro Giancarlo Giorgetti. 

IMU, chi deve pagarla

L’IMU, ovvero l’imposta municipale sugli immobili, deve essere versata da tutti i proprietari di immobili. Non grava però sulla prima casa in cui il titolare conservi la propria residenza. Il pagamento avviene in due rate: il 16 giugno 2025 si sarebbe dovuto versare il 50% di quanto pagato nel 2024; il 16 dicembre 2025 occorrerà effettuare il saldo della differenza tra quanto pagato nei mesi precedenti e quanto effettivamente dovuto, tenendo conto delle eventuali nuove aliquote disposte dal Comune di appartenenza. Ma dall’anno prossimo è previsto un cambiamento sostanziale.

Precompilata IMU: cosa cambia nel 2026

Alcuni Comuni, fra cui Trento e Trieste, hanno già sperimentato l’invio dell’IMU precompilata. Questo servizio consente di versare l’imposta in formato digitale, senza dover compilare il modello F24. L’utente riceverà un avviso con codice IUV o CBILL, che potrà essere utilizzato per pagare online (via sito istituzionale, home banking, app IO etc.) o in presenza (in banca, alle Poste, da esercenti convenzionati).

Il sistema sarà rapido, tracciabile e conforme agli standard digitali. Dopo aver presentato la richiesta, il Comune avvierà il procedimento e prenderà in carico la domanda in 5 giorni. Il  procedimento si concluderà entro un massimo di 30 giorni presentazione dell’istanza, fatta salva eventuale diversa tempistica prevista dalla normativa e dai regolamenti comunali vigenti.

Il nuovo sistema entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2026. Fino a quella data, nulla cambierà:

  • il saldo IMU 2025, in scadenza il 16 dicembre, andrà pagato come sempre tramite modello F24;
  • i Comuni potranno decidere se aderire subito al nuovo sistema con PagoPa o implementarlo gradualmente.

I vantaggi 

Il pagamento tramite PagoPa rappresenta una svolta nella gestione fiscale locale: il contribuente riceverà un bollettino già compilato, con importi calcolati e scadenze già stabilite. Si prevede una riduzione degli errori e del rischio di sanzioni dovute a calcoli manuali errati. Inoltre, se rendita catastale o agevolazioni risultano scorrette, il cittadino potrà intervenire prima di effettuare il pagamento. c

Precompilata IMU 2026 e tax gap locale

In gioco c’è un tax gap locale,  che supera i 25 miliardi di euro di tributi comunali non riscossi, di cui circa 6 miliardi considerati realmente esigibili. Si tratta spesso di importi di modesta entità e fortemente frammentati, che rendono l’attività di recupero onerosa e poco efficace sia per i comuni sia per i soggetti incaricati della riscossione. 

Nel dettaglio, secondo la relazione sull’evasione fiscale e contributiva 2024 del ministero dell’Economia e delle Finanze, il tax gap Imu varia fortemente a livello territoriale. La Calabria registra il valore più elevato (39,6%), seguita da Campania (33,5%) e Sicilia (33,2%). Sopra la media nazionale, intorno al 20%, si trovano anche Basilicata, Sardegna, Lazio, Molise e Puglia, con valori tra il 25% e il 30%. In Umbria e Abruzzo il divario si avvicina comunque alla media, con una perdita di circa un quinto del gettito teorico totale.
Invece, Emilia-Romagna (11,1%) e Valle d’Aosta (10,8%) registrano un tax gap con valori più contenuti.

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Cristina Siciliano

Giornalista e scrittrice

Giornalista pubblicista, classe ‘97, con una solida formazione classica. Dopo la laurea conseguita con lode in Filologia Moderna, ho frequentato un Master in giornalismo politico-economico multimediale presso la 24ORE Business School. Ho collaborato con testate nazionali, come Leggo.it, e locali. Sono autrice del libro Breviario del silenzio: tra anima e parole, edito da Affiori, marchio di Giulio Perrone Editore.

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