Oggi è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Le piazze italiane si riempiono di manifestanti e sono diverse le iniziative che, in questi giorni, puntano ad accendere i riflettori sulla questione di genere e sulle diverse forme di violenza contro le donne. Non Una di Meno di Catania e altre realtà cittadine hanno sanzionato la sede di Leonardo spa, nella zona industriale di Catania. Il cancello d’accesso dell’azienda è stato chiuso con una catena per interrompere simbolicamente la produzione e la gestione di sistemi per la guerra, mentre all’ingresso è stata realizzata una scritta “Fabbrica di morte”. L’azione mira a denunciare il ruolo dell’azienda – leader mondiale nella produzione di armi e partecipata dallo Stato italiano – nella diffusione di guerre e violenze che colpiscono popoli e territori, tra cui Palestina, Kurdistan e Siria del Nord-Est.
Un attivista di Non Una di Meno dichiara che “la guerra, ormai, è normalizzata ed è alimentata da nazionalismo e suprematismo. Infatti, guerra, genocidio e violenza patriarcale sono fenomeni interconnessi: impongono paura, ricatto, ruoli di genere oppressivi e rendono le persone sacrificabili. Per questo la lotta contro la guerra è considerata parte fondamentale della lotta femminista”.

Economia di guerra e patriarcato
Le attiviste denunciano che l’economia di guerra ha ripercussioni dirette anche sui nostri territori: la presenza di basi militari, gli investimenti pubblici nel settore bellico (oltre 31 miliardi di euro di spesa militare), i profitti di Leonardo S.p.A. – in crescita, con un fatturato di oltre 15 miliardi nel 2023 – sono possibili solo con i tagli al welfare, alla scuola, alla sanità e all’ università. In Sicilia, dove il lavoro scarseggia, molte persone sono costrette ad accettare condizioni ricattabili anche in aziende del settore bellico. Per Non Una di Meno, “la guerra parte da qui: dalle fabbriche, dai finanziamenti pubblici e dalle strutture militari presenti sul territorio”. Per questo, come movimento rivendichiamo il diritto di sabotare la guerra e chi la sostiene, chiedendo un diverso uso delle risorse pubbliche e rifiutando le narrazioni che dipingono la guerra come inevitabile e necessaria”.
Giornata contro la violenza sulle donne, “sopravvivere non basta”
Le attiviste concludono sostenendo l’importanza di ridefinire il significato della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne : “il 25 novembre è quindi una giornata per affermare che non basta sopravvivere: è necessario costruire reti di sorellanza, organizzare la rabbia collettiva e immaginare un futuro che metta al centro la vita, non la distruzione (…). Sabotiamo la guerra, il patriarcato e le fabbriche di morte come Leonardo spa”.










Redazione
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