Detrazioni spese veterinarie fino a 80 euro, i documenti da conservare e come correggere gli errori

Si potrà usufruire di massimo

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Detrazioni spese veterinarie

I proprietari di animali domestici possono usufruire delle detrazioni delle spese veterinarie al momento della dichiarazione dei redditi. Ogni anno si possono scaricare le spese sostenute in quello precedente. Tuttavia, la normativa prevede un tetto massimo detraibile che non incentiva di certo le adozioni. E non tutte le spese sono ammesse. Partitaiva.it ha individuato tutti i costi ammessi, quelli esclusi e i documenti da conservare per non perdere l’opportunità.

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Quali spese rientrano nella detrazione e quali restano fuori

Non tutte le spese veterinarie rientrano nella detrazione: ci sono categorie chiaramente ammesse e categorie escluse. E la differenza non è sempre intuitiva per i contribuenti. Come spiega a Partitaiva.it Fabio Saponaro , professore di Diritto tributario all’università del Salento, rientrano nel perimetro delle spese veterinarie detraibili

  • le visite veterinarie ordinarie e specialistiche; 
  •  interventi chirurgici e analisi di laboratorio; 
  • farmaci veterinari regolarmente registrati per uso animale.

“Per l’acquisto di farmaci veterinari non è obbligatoria la prescrizione medica, ma è necessario che lo scontrino o la fattura riportino sia il codice fiscale del contribuente, sia la descrizione chiara dei farmaci (codice AIC e codifica FV per farmaci veterinari)”, precisa il professore.

Fabio Saponaro
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Quanto si può detrarre per il proprio animale domestico

Poi, c’è il tema del massimale detraibile. L’importo massimo su cui si può applicare la detrazione resta fissato a 550 euro, ed è un limite complessivo riferito al contribuente, non alla quantità di animali posseduti. “La detrazione spese veterinarie è riconosciuta nel limite massimo di 550 euro annui – spiega l’esperto -. Tuttavia, il contribuente deve superare una franchigia di 129,11 euro. La detrazione spettante è pari al 19% della spesa eccedente la franchigia, fino al limite massimo indicato”. In pratica, Saponaro sottolinea che:

  • se la spesa non supera i 129,11 euro, non spetta alcuna detrazione;
  • se è compresa tra 129,11 e 550 euro, la detrazione del 19% si applica solo sulla parte eccedente;
  • se supera 550 euro, la detrazione si ferma comunque a 79,97 euro, cioè il 19% del tetto massimo.
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Quali sono le spese veterinarie non detraibili

La parte delle esclusioni è altrettanto importante, perché molti errori nascono proprio dall’inserimento di spese che non sono ammesse. “Le spese veterinarie non ammesse in detrazione sono: le spese per animali destinati alla produzione alimentare; le attività agricole o commerciali; le spese sostenute per animali coinvolti in attività illecite o non detenuti legalmente”, continua il professore.

Un altro elemento poco noto riguarda gli intestatari delle fatture: le spese, per poter essere detratte, devono essere sostenute da chi poi le inserisce nel modello, senza possibilità di trasferimento automatico ai familiari. “Occorre fare attenzione, in quanto le spese veterinarie non sono trasferibili ai familiari a carico – fa sapere -. Solo chi ha materialmente sostenuto la spesa e risulta intestatario della fattura ha diritto alla detrazione. Se la fattura è intestata al coniuge, non è possibile richiedere la detrazione nel proprio 730, salvo annotazione chiara da parte del veterinario del soggetto pagante e del relativo codice fiscale”.

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Quali documenti bisogna conservare

Per accedere alla detrazione non basta aver sostenuto la spesa: è necessario poterla dimostrare. Il professore Saponaro elenca i documenti che non dovrebbero mai mancare. “Per beneficiare correttamente della detrazione spese veterinarie nel 730/2025 occorre: 

  • avere pagamenti tracciabili (carta di credito, bonifico bancario, etc.);
  • conservare sempre le fatture o gli scontrini fiscali con indicazione del codice fiscale del contribuente; 
  • conservare la documentazione che attesti la regolare detenzione dell’animale domestico (microchippet passport, etc.)”.

L’obbligo di tracciabilità è ormai strutturale nel sistema italiano delle detrazioni: non vale solo per le spese veterinarie, ma per tutte quelle che rientrano tra gli oneri detraibili, fatta eccezione per rari casi.

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Come arrivano al 730 i dati delle spese veterinarie

Sempre più contribuenti utilizzano il 730 precompilato, e spesso trovano le spese veterinarie già indicate. Questo perché le cliniche e gli ambulatori inviano i dati attraverso il Sistema tessera sanitaria. Il professore chiarisce come funziona il meccanismo. “I veterinari o le cliniche veterinarie trasmettono all’Agenzia delle Entrate le spese tramite un flusso telematico – aggiunge -. In questo modo, nel modello 730 precompilato, si trovano già tali spese inserite. In caso di omessa trasmissione o di trasmissione irregolare (codice fiscale errato o fattura non intestata correttamente, etc.) è necessario procedere con l’inserimento manuale della spesa non pervenuta nel modello 730 (integrando, appunto, la spesa mancante)”.

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Gli errori più frequenti e come evitarli

Una serie di errori comuni ogni anno portano ad anomalie nella dichiarazione dei redditi e controlli. “Gli errori più frequenti nella compilazione del modello 730 sono: l’inserimento di spese non detraibili o di spese non documentate da fattura o scontrino fiscale; la confusione tra le spese di più animali senza corretta indicazione del proprietario; imputazione di spese sostenuto da un familiare; duplice inserimento della medesima spesa”, continua l’esperto.

La soluzione non è complicata, ma richiede un po’ di ordine. “Il suggerimento è quello di tenere un registro delle spese veterinarie, con fattura, data, tipo di intervento e animale, e confrontarlo con il precompilato prima di inviare il 730”, precisa. Per quanto riguarda l’inserimento effettivo nel quadro degli oneri detraibili, occorre inserire: l’importo nel Quadro E, rigo E8 a E10, utilizzando codice 29; indicare l’importo totale sostenuto, inclusa la franchigia di 129,11 euro;  indicare 550 euro come importo massimo ammissibile. Lo stesso codice vale anche nel modello Redditi PF (righi RP8–RP13), per chi compila la dichiarazione senza utilizzare il 730.

Cosa fare se si scopre un errore già dopo l’invio

La scoperta tardiva di un errore nella dichiarazione non è rara, soprattutto quando la precompilata viene convalidata senza controlli aggiuntivi. “Qualora ci si accorga di un errore, dopo aver presentato il modello 730, entro il termine previsto per l’invio del documento, è sempre possibile sanare l’errore presentando un’integrazione – conclude Saponaro -. Altrimenti, se l’anno è già chiuso o se si intende rettificare un errore relativo a periodi d’imposta precedenti, occorre presentare il modello redditi persone fisiche”.

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Cristina Siciliano

Giornalista e scrittrice

Giornalista pubblicista, classe ‘97, con una solida formazione classica. Dopo la laurea conseguita con lode in Filologia Moderna, ho frequentato un Master in giornalismo politico-economico multimediale presso la 24ORE Business School. Ho collaborato con testate nazionali, come Leggo.it, e locali. Sono autrice del libro Breviario del silenzio: tra anima e parole, edito da Affiori, marchio di Giulio Perrone Editore.

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