Negli ultimi anni, lo sviluppo di piattaforme digitali e app di trading online ha reso l’accesso ai mercati finanziari molto più semplice, spingendo sempre più italiani verso la finanza “fai da te”, il cosiddetto do-it-yourself investing (DIY). Dietro questa democratizzazione dell’investimento, però, si celano rischi, illusioni e una sfida culturale ancora aperta: quella dell’educazione finanziaria. Per capire com’è cambiato l’investimento retail in Italia e quali sono i nuovi comportamenti dei piccoli investitori, Partitaiva.it ha intervistato Mauro Zuddas, consulente finanziario indipendente.
Indice
Guadagnare con BTP, ETF e buoni postali: i quattro tipi di investitori “fai da te”
Secondo l’esperto, oggi l’universo degli investitori autonomi in prodotti finanziari è estremamente eterogeneo. “Possiamo distinguere diverse categorie di investitori retail: da quelli più esperti e consapevoli, fino ai neofiti che si avvicinano ai mercati alla ricerca di guadagni rapidi”, spiega Mauro Zuddas. C’è innanzitutto l’investitore informato e autonomo, spesso con alle spalle oltre dieci anni di esperienza, che conosce bene strumenti e dinamiche di mercato. “È un risparmiatore che ha maturato competenze solide utilizza principalmente ETF e titoli di Stato, evitando prodotti inefficienti come fondi comuni, SICAV (Società di investimento a capitale variabile) o polizze d’investimento – precisa il consulente -. Ogni anno risparmia almeno il 20% del reddito netto, destinando parte del patrimonio alla liquidità di breve termine, parte agli imprevisti e parte alle spese dei prossimi cinque anni. Sa pianificare i propri obiettivi finanziari e mantiene una visione di lungo periodo, evitando decisioni emotive anche nei momenti di forte volatilità”.
Accanto a lui, però, c’è l’investitore alle prime armi, spesso giovanissimo e poco patrimonializzato, attratto da promesse di guadagni facili. “Solitamente si tratta di under 30 che non hanno una reale conoscenza della finanza e pensano che investendo poche centinaia di euro in criptovalute possano cambiare la propria vita in tempi brevi”, spiega l’esperto.

Un terzo profilo è quello dell’investitore non consapevole, che agisce più per istinto che per strategia. “Non vuole formarsi realmente nel campo finanziario e trascorre il suo tempo cercando l’informazione sul titolo migliore da comprare in quel momento, quindi gira per forum, gruppi Telegram, gruppi Facebook e sta attento alle news finanziarie, nella speranza di indovinare il titolo che farà il 200% nei prossimi 4 mesi, il tutto con scarsissimo successo”, aggiunge Zuddas.
Infine, resta il risparmiatore tradizionale, prudente e legato ai canali bancari. “Non ama esporsi troppo al mercato azionario, predilige BTP e buoni postali e si affida al promotore bancario per investire i suoi risparmi, con elevata probabilità in banca gli verranno offerti prodotti di investimento altamente inefficienti ad elevato profilo commissionale che il cliente non sa di pagare, perché vengono sottratti alla performance del prodotto come: fondi di investimento con un costo medio annuo del 2% sul patrimonio investito e polizze da investimento o gestioni patrimoniali con un costo medio del 3% – sottolinea -. Sempre più spesso, dopo anni di delusioni, sono quelli che ricercano attivamente la vera consulenza finanziaria indipendente”.
L’impatto delle emozioni sulla performance
Se la tecnologia ha reso più facile operare sui mercati, la psicologia resta la variabile più difficile da gestire. “Le emozioni hanno un’importanza fondamentale. Anche il portafoglio più efficiente diventa inutile se, presi dallo sconforto o dall’euforia, si stravolge la strategia nei momenti di ribasso o rialzo”, spiega Mauro Zuddas. Gestire in autonomia i propri risparmi richiede quindi non solo competenze tecniche, ma anche disciplina e consapevolezza dei propri limiti. “Quando le emozioni prendono il sopravvento significa che non è stata valutata correttamente la propria tolleranza al rischio”, fa sapere.
Consulenza indipendente e finanza digitale: le piattaforme per investitori “fai da te”
L’accesso diretto ai mercati ha favorito la crescita della consulenza indipendente, che oggi si afferma come contrappeso alla complessità informativa. “Il fatto di poter investire senza passare per la banca ha reso più semplice per i clienti affidarsi a consulenti indipendenti – sottolinea Zuddas -. Intermediari come Directa o Banca Sella stanno sviluppando piattaforme dedicate, che semplificano il lavoro dei professionisti e permettono agli investitori di operare in autonomia”. Ma, avverte l’esperto, il vero valore aggiunto della consulenza indipendente è la formazione. “Una parte importante del mio lavoro consiste proprio nell’aiutare i clienti a filtrare il rumore informativo e sviluppare un pensiero critico, capace di distinguere tra contenuti di qualità e “fuffa” finanziaria”.
Nuove generazioni e alfabetizzazione finanziaria
Le generazioni più giovani sono oggi le più attive nel trading tramite app, ma anche quelle più esposte ai rischi. “I giovani hanno potenzialmente accesso a molte più informazioni rispetto al passato ma anche a un’enorme quantità di contenuti fuorvianti. I social come TikTok, Telegram o Instagram sono terreno fertile per truffe e pseudo-guru del trading online”.
Nonostante questo, secondo il consulente, si intravedono segnali positivi. “Noto una crescente voglia di formarsi e di cercare fonti indipendenti. La vera sfida, però, è imparare a discernere le informazioni affidabili”. Per colmare il gap di alfabetizzazione finanziaria, l’esperto propone quindi un intervento strutturale. “Sarebbe fondamentale introdurre un’ora di finanza personale nelle scuole superiori, con programmi progressivi gestiti da soggetti indipendenti. Solo così si può costruire una base culturale solida fin da giovani”.
Verso una maggiore maturità del mercato retail
Guardando al futuro, l’esperto è ottimista. “Il trading online di breve termine è diffuso principalmente tra gli investitori alle prime armi, che non hanno formazione finanziaria, operano con piccoli capitali e navigano in balia di sentimenti personali, notizie e contenuti social. A mio parere, rappresentano comunque una minima percentuale degli investitori italiani”. Un cambiamento, spiega il consulente, favorito anche dalla divulgazione indipendente sui social e su YouTube, sta portando sempre più persone a comprendere i limiti dei prodotti bancari tradizionali.
“Grazie ai numerosi canali di divulgazione finanziaria indipendente presenti soprattutto su YouTube, le persone stanno capendo che i prodotti consigliati da banche, assicurazioni e reti di promotori finanziari sono spesso inefficienti, con alte commissioni di gestione e rendimenti deludenti. Di conseguenza sta aumentando la richiesta di consulenza indipendente a parcella fissa, basata sull’ascolto delle esigenze dell’investitore, sulla fiducia, sulla pianificazione patrimoniale e sulla minimizzazione dei costi, in totale assenza di logiche commerciali – conclude -. È questo, secondo me, il segno di un mercato retail che si sta gradualmente evolvendo verso una maggiore maturità e consapevolezza”.










Cristina Siciliano
Giornalista e scrittrice