Pressione fiscale su piccole imprese: la classifica delle città dove si pagano meno tasse in Italia

Fisco troppo costoso ed eccessivamente complesso. Scegliere il luogo "giusto" in cui fare impresa fa la differenza.

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Classifica città dove si pagano meno tasse

Fare impresa in Italia non è semplice. E non solo per il peso della burocrazia e l’incertezza dei mercati. La pressione fiscale sulle piccole imprese può mettere in difficoltà anche le realtà più promettenti e i progetti più innovativi. Ma c’è un dato che spesso sfugge: le tasse non sono uguali per tutti. L’Osservatorio sul fisco della CNA – nel report “Comune che vai fisco che trovi” – mette nero su bianco le differenze territoriali: la pressione fiscale in Italia è in media del 52,3%, ma varia dal 46,3% di Bolzano al 57,4% di Agrigento. A pagare di più sono le imprese che hanno la sfortuna di trovarsi nel luogo in cui i servizi offerti a cittadini e imprese sono gestiti peggio. Ecco la classifica delle città dove si pagano meno tasse e dove conviene di più avviare un’attività.

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Quante tasse paga una piccola impresa

Quante tasse paga una piccola impresa in Italia? Dipende dal luogo in cui si trova. Secondo la Confederazione, nel Nord-Italia la pressione fiscale è in media più lieve rispetto al Sud. Parliamo di una forbice di undici punti percentuali che, rispetto al 2023, è rimasta costante, ma che è causa di divergenze territoriali molto marcate. Gap che possono influenzare la scelta di potenziali imprenditori, i quali preferiranno certamente investire in quelle aree dove la pressione fiscale sulle ditte individuali risulta più vantaggiosa.

Il rapporto della CNA riguarda un’impresa tipo rappresentativa. Nello specifico, un’impresa individuale che utilizza un laboratorio artigiano di 350 mq e un negozio di proprietà destinato alla vendita di 175 mq con valori immobiliari di 500 mila euro in tutti i comuni, ricavi per 431 mila euro e un reddito d’impresa di 50 mila.

Le addizionali regionali e comunali: IMU di oltre 10 mila euro e TARI di quasi 5 mila

Oltre alla qualità dei servizi per cittadini e imprese, a incidere sulle differenze territoriali nella tassazione delle imprese personali sono in particolare le addizionali regionali e comunali sul reddito, l’IMU e l’imposizione per raccolta e gestione rifiuti. Da evidenziare, come si legge nel rapporto, la maggiore incidenza della tassazione comunale rispetto a quella regionale “che dal 2022 registra forti segnali di riduzione per effetto della eliminazione dell’IRAP, con una tassazione media regionale di circa 2.525 euro”, scrive la CNA.

Tuttavia, dall’esame dei dati emerge che la variabilità della tassazione nel territorio italiano è disegnata, in massima parte, dalla tassazione locale sui rifiuti solidi urbani (TARI) e dall’IMU. “L’ammontare della TARI – scrive la Confederazione – varia nei diversi comuni, da un minimo di 525 euro di Isernia, a un massimo di circa 4.688 euro registrato a Napoli. L’IMU segna una variabilità ancora più alta. Il tributo comunale sugli immobili, infatti, varia tra 1.700 euro Bolzano e Trento e 10.167 euro nel Comune di Vercelli”.

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La classifica delle 10 città dove si pagano meno tasse

Il total tax rate misura la percentuale dei profitti aziendali che è soggetta a tassazione. Nel 2024, secondo la CNA, è pari al 52,3% del reddito prodotto dall’impresa assunta a base dello studio. Soltanto in dieci comuni italiani il total tax rate è inferiore al 50%. Ecco quali sono:

  1. Bolzano 46,3%;
  2. Trento 47,1%;
  3. Cuneo 48,8%;
  4. Udine 49%;
  5. Iglesias 49,1%;
  6. Belluno 49,4%;
  7. Carbonia 49,5%;
  8. Vicenza 49,8%;
  9. Arezzo 49,8%;
  10. Sondrio 49,8%.

Dove conviene fare impresa? Le città con migliore tax free day

Quanti mesi occorre lavorare per pagare le tasse? Il tax free day – il giorno in cui l’imprenditore si libera del peso fiscale, per aver raggiunto il reddito utile per assolvere i suoi impegni con il Fisco – cambia da comune a comune in Italia. A Bolzano, prima in classifica per “convenienza”, è il 17 giugno. Nella città del Trentino-Alto Adige, tra il 2019 e il 2024, l’impresa ha registrato una riduzione di imposte e contributi pari al 5,3%. 

Al secondo posto, con un total tax rate del 50,5% e un tax free day al 3 luglio, si trova Aosta dove la riduzione di imposte dovute nel 2024, ha fatto registrare il 6,7% in meno di tassazione. Di rilievo il terzo posto della classifica occupato da Milano, che ha raggiunto un livello di tassazione pari al 50,5%, inferiore rispetto a quello della media nazionale del 52,3%, e una variazione significativa tra il 2019 e il 2024 delle imposte pari al 7,8% % e un tax free day al 3 luglio. 

Firenze, Napoli e Bologna fanalino di coda

Negli ultimi posti della classifica dei capoluoghi di regione troviamo tre grandi metropoli: Firenze, Napoli e Bologna. Si tratta di comuni nei quali la combinazione di alti tributi locali associati ad alti valori catastali degli immobili, hanno generato un total tax rate superiore al 54% e un tax free day che va oltre il 16 luglio. Ad Agrigento per pagare le tasse si lavora addirittura fino al 28 luglio. 

Tra i due estremi, Bolzano e Agrigento, vi è un’infinità di “sfumature”. A Trento, il tax free day è cade il 20 giugno. A Udine il 27 giugno. Tra le grandi città Milano è in 18ma posizione con una pressione complessiva al 50,5% che consente di smettere di lavorare per il fisco il 3 luglio. A Palermo il tax free day è il 7 luglio (46ma in classifica), il 12 luglio a Roma e Genova, il 15 a Torino che mostra un total tax rate al 53,9%, il 17 a Firenze, il 19 luglio a Napoli mentre a Bologna si deve attendere fino al 23 luglio. Un imprenditore di Sondrio si libera dal peso fiscale il 30 giugno. Un imprenditore, sempre lombardo, ma della provincia di Cremona, smette di lavorare per il Fisco il 22 luglio. Stessa regione, pressione fiscale differente. In Italia succede anche questo.

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Tassazione imprese personali, CNA: “Fisco troppo pesante e complicato”

Al netto della classifica delle città dove si pagano meno tasse e della lieve riduzione del total tax rate, secondo il presidente CNA, Dario Costantini, la tassazione delle imprese personali resta troppo elevata e rappresenta un vincolo alla crescita. “Le imprese – spiega Costantini – meritano un Fisco più leggero, più semplice e più equo. Auspichiamo che la proroga per la riforma del Fisco sia utilizzata per attuare l’equiparazione delle detrazioni a prescindere dalla tipologia di reddito e la separazione della tassazione del reddito d’impresa delle imprese personali tra quello che viene distribuito e quello destinato ai consumi personali”.

Il segretario generale della Confederazione, Otello Gregorini, rileva che “dalla nostra analisi emerge che la pressione fiscale sulle piccole imprese è minore nelle province più efficienti e comunque fa impressione che in alcune aree del Paese il fisco assorbe quasi il 60% del reddito – sottolinea -. Il livello di tassazione è la questione principale, ma il Fisco è anche complicato. Il percorso tracciato dalla riforma va nella giusta direzione ed è necessario che il progetto venga completato nella sua interezza e assicurare successivamente stabilità all’impianto normativo, evitando le continue modifiche che producono forte incertezza”.

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Patrizia Penna

Giornalista professionista

Sono nata a Catania, mi sono laureata con lode in Lingue e Culture europee all'Università di Catania. Ho lavorato per quasi vent'anni come redattore al Quotidiano di Sicilia, ho curato contenuti ma anche grafica e impaginazione. Oggi sono una libera professionista. Mi occupo di informazione, uffici stampa e curo sui social media la comunicazione di aziende, anche straniere.

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