- L’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale (AI) nel mondo del lavoro è sempre più visibile e in alcuni settori può avere un impatto significativo sulla produttività delle aziende e sulla qualità dei servizi offerti ai clienti.
- Nel periodo 2018-2024 i posti di lavoro “creati” dall’AI sono aumentati del 38%, così come è aumentata la produttività delle aziende che hanno implementato sistemi di intelligenza artificiale nei processi.
- I salari e le opportunità lavorative dei settori più esposti all’AI aumentano con ritmo doppio rispetto ai settori meno esposti all’innovazione tecnologica.
Contrariamente a quanto possa pensare la maggior parte delle persone, l’AI generativa ha contribuito ad aumentare la produttività in alcuni settori e ha migliorato la quantità e qualità delle offerte di lavoro nelle aziende.
Anziché ridurre le opportunità lavorative o mettere a rischio determinati ruoli o professioni, secondo un’indagine di PwC Italia, l’intelligenza artificiale, se utilizzata correttamente e implementata nel modo migliore nel processo produttivo, può quadruplicare il valore del lavoro umano e contribuire alla crescita economica e aziendale. Ma a livello pratico, all’interno delle PMI, è davvero così?
Partitaiva.it ha intervistato Maurizio Carmignani, Senior Advisor & AI Innovation Strategist di MCaP, per approfondire l’importanza dell’AI per le imprese e soprattutto per presentare alcuni esempi concreti di aziende che hanno ottenuto benefici e vantaggi grazie all’utilizzo di sistemi di AI.
Indice
- L’AI generativa aumenta la produttività del lavoro: lo studio
- Aumento dei salari e delle opportunità di lavoro
- L’AI non mette a rischio il lavoro ma crea nuove opportunità
- AI come opportunità per le imprese e i lavoratori: parola all’esperto
- AI tra produttività e qualità del lavoro: un esempio concreto
- AI nelle aziende: quale sarà il futuro?
- L’impiego dell’AI nel lavoro: normativa e limiti
L’AI generativa aumenta la produttività del lavoro: lo studio
Secondo il PwC Global AI Jobs Barometer 2025, l’intelligenza artificiale generativa anziché un rischio per alcune professioni può diventare una grande opportunità se ben applicata nel mondo del lavoro. L’utilizzo e l’implementazione di sistemi di AI in alcuni settori economici, infatti, quadruplica la produttività e permette di raggiungere uno sviluppo economico più elevato rispetto all’impiego del solo lavoro umano.
Da alcuni anni a questa parte, PwC ha analizzato quasi un miliardo di annunci di lavoro provenienti dai sei continenti diversi per scoprire l’impatto globale dell’AI su lavoro, competenze, salari e produttività.

Nei settori in cui l’AI generativa viene applicata su larga scala (per esempio i settori finanziari o informatici) la produttività è quasi quadruplicata: nel periodo 2018-2022 si registrava un incremento del +7%, mentre nel periodo 2018-2024 la crescita è stata di +27%.
Nei settori meno esposti all’utilizzo dell’AI (come l’industria mineraria e l’agricoltura per esempio) la crescita è leggermente diminuita nei due periodi considerati: rispettivamente +10% nel primo periodo e +9% nel secondo.
Aumento dei salari e delle opportunità di lavoro
Possiamo distinguere due diverse tipologie di lavoro in base al modo in cui si utilizzano i sistemi di intelligenza artificiale per incrementare la produttività e migliorare l’efficienza dei lavoratori:
- nei lavori automatizzati alcune mansioni possono essere svolte dall’AI o da sistemi tecnologici avanzati;
- nei lavori potenziati, invece, l’AI affianca il lavoratore, migliorando la sua produttività e sollevandolo da alcune mansioni più complesse.
Grazie all’implementazione dei sistemi intelligenti, i salari dei settori maggiormente esposti sono cresciuti a un ritmo doppio rispetto ai settori meno esposti: il motivo risiede nella crescente specializzazione richiesta per lo svolgimento di determinate mansioni che sfruttano l’intelligenza artificiale per aumentare la produttività.

L’AI non mette a rischio il lavoro ma crea nuove opportunità
L’indagine condotta da PwC ha poi analizzato le opportunità lavorative offerte dall’intelligenza artificiale che, anziché prendere il posto dei lavoratori, in molti casi ha invece aperto nuove offerte e possibilità per personale specializzato in determinati settori.
Tra il 2019 e il 2024 le offerte di lavoro nei settori maggiormente esposti all’utilizzo dell’AI sono aumentate del 38%. I settori più esposti comprendono i servizi finanziari, oltre alla sanità e il mondo della comunicazione che ad oggi è in grado di produrre notizie scritte interamente da sistemi di AI.
In controtendenza rispetto all’andamento degli annunci di lavoro a livello globale (che segnano una riduzione del -11,3%), le opportunità e gli annunci per posizioni legate all’AI sono in crescita del 7,5% rispetto al 2023.
Di fronte a un cambiamento sempre più importante e di portata globale, variano in modo significativo anche i requisiti e le competenze professionali richieste ai lavoratori: le aziende che vogliono implementare sistemi di intelligenza artificiale per migliorare la qualità dei prodotti e non solo aumentare la produttività, devono quindi in primo luogo conformarsi a queste opportunità, adeguando i loro saperi e le opportunità relative.
AI come opportunità per le imprese e i lavoratori: parola all’esperto
Maurizio Carmignani, Senior Advisor & AI Innovation Strategist, spiega a Partitaiva.it che siamo entrati nella quinta rivoluzione industriale, ma di fatto siamo solo all’inizio:
“L’AI non ha ancora dato incrementi notevoli nella produttività delle imprese nel panorama italiano soprattutto per due motivi: da un lato perché sono ancora poche le PMI che utilizzano questi sistemi per cambiare il modo di produzione, e dall’altro lato prima di riuscire a ottenere risultati importanti bisogna adeguare le competenze e i processi aziendali soprattutto.“
Ci sono già dei segnali significativi anche in Italia, ma “gli incrementi di produttività sono limitati a piccoli lavori con workflow limitati”. A migliorare in misura maggiore è invece la qualità dei prodotti piuttosto che la produttività aziendale.
Maurizio Carmignani spiega che l’intelligenza artificiale è particolarmente utile per aumentare la produttività in un customer service, dove l’esempio più emblematico potrebbe essere quello della sanità, dove ci sono poche risorse (intese come mancanza di personale medico e sanitario) e una domanda crescente legata anche all’invecchiamento progressivo della popolazione.
“Per i servizi legati ai concetti, ai termini, alle parole, se cambia il modo di produrre possiamo aumentare anche la produttività”.
AI tra produttività e qualità del lavoro: un esempio concreto
Nonostante il quadro normativo sia ancora in fase di definizione, esistono già degli esempi di applicazione dell’AI nel mondo del lavoro nonché tantissime idee di business che sfruttano l’AI per generare profitto.
Per esempio, ci racconta Maurizio:
“In un’azienda molto nota, la Procter & Gamble, hanno preso 776 persone che afferivano a due dipartimenti diversi: uno era quello di Ricerca e Sviluppo (Research & Development), l’altro era quello Commerciale”.
I due settori, seppur occupandosi di mansioni completamente diverse, hanno lavorato insieme per la creazione di idee innovative e per migliorare lo sviluppo prodotto. I lavoratori sono stati divisi in 4 gruppi:
- persone che lavorano singolarmente senza ausilio dell’AI;
- persone che lavorano in coppia (R&D + Commerciale) senza l’ausilio dell’AI;
- persone che lavorano singolarmente con sistemi di AI;
- persone che lavorano in coppia (R&D + Commerciale) con sistemi di AI.
I criteri di valutazione si basavano principalmente su tre aspetti, originalità, fattibilità e qualità generale del contributo:
“I risultati migliori e le idee più innovative sono stati prodotti dalle coppie che lavoravano con sistemi di AI, nonostante sia da evidenziare un altro aspetto: facendo lavorare un singolo con l’AI è stato prodotto un risultato uguale a quello prodotto da una coppia senza AI, in termini di qualità”.
AI nelle aziende: quale sarà il futuro?
Possiamo quindi ipotizzare che in futuro i sistemi di AI saranno integrati nei nostri dispositivi mobili e sicuramente solleveranno le persone da alcune mansioni particolarmente macchinose e difficili, ma non sostituiranno il lavoro umano.
Di fronte a una popolazione in progressivo invecchiamento, poter contare su sistemi di intelligenza artificiale nel lavoro è un fattore importante che però necessita una continua e progressiva formazione dei lavoratori in determinati settori.
Tra 10 anni, probabilmente, tutti lavoreremo con le AI, o quasi tutti – conclude Maurizio – e questo può aiutarci a risparmiare energia, ridurre gli sprechi, migliorare anche la qualità dei prodotti o dei servizi delle aziende, ma è necessario che questi sistemi siano governati da lavoratori specializzati che sappiano trovare il giusto equilibrio.
L’AI non deve essere mai utilizzata come strumento di controllo, coercizione e disumanizzazione delle persone e, al contempo è necessario evitare che questi sistemi intelligenti facciano regredire le persone, impendendo loro di sviluppare un pensiero critico e personale sulla questione e dando invece per scontato quello che viene indicato dall’AI.
Non credo, comunque, che tra 10 anni con le architetture attuali si possa arrivare a un’intelligenza artificiale che supera l’uomo (AGI – Artificial General Intelligence).
Le macchine possono lavorare anche 24 ore al giorno, mentre il lavoratore deve sfruttare la potenza di questi sistemi per risparmiare tempo ed energie da indirizzare verso i propri interessi, la propria famiglia o altre attività economiche secondarie.
L’impiego dell’AI nel lavoro: normativa e limiti
L’introduzione dei sistemi di intelligenza artificiale all’interno delle aziende non comporta solo un cambiamento tecnologico, ma ha un impatto interessante anche sul diritto del lavoro che oggi è chiamato a rispondere a nuove sfide globali.
L’utilizzo dell’AI nei diversi settori produttivi solleva non pochi dubbi in merito alle tutele dei lavoratori, alle responsabilità dei dirigenti aziendali e alla sostenibilità del lavoro. La vera sfida per il Parlamento non è solo abbracciare il cambiamento, ma anche adattare la normativa del lavoro a queste innovazioni tecnologiche, tutelando i lavoratori e le aziende.
In questi giorni in Senato è in discussione un disegno di legge che reca “Disposizioni in materia di utilizzo dell’intelligenza artificiale” e costituisce il primo tentativo di definizione di una normativa unitaria sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. Prima di questo, l’Agenzia per l’Italia Digitale e il Ministero del Lavoro avevano messo in consultazione delle linee guida sull’impiego dell’IA nel mondo del lavoro.
Il nodo della protezione dei dati
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei processi aziendali solleva anche l’importante questione della tutela dei dati personali degli utenti. I sistemi di AI, infatti, sono in grado di analizzare una grande mole di dati, talvolta sensibili, in maniera automatica.
Il GDPR all’art. 22 stabilisce il diritto dell’interessato a non essere sottoposto a decisioni sulla base di processi automatizzati che riguardano o producono effetti giuridici sulla sua persona.
Appare però necessaria l’adozione di una normativa più solida e specifica per tutelare i dati personali dei singoli utenti sottoposti a processi automatici che sfruttano l’AI.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor