Sinner e la residenza a Monte Carlo: quali tasse si pagano nel Principato di Monaco e come trasferirsi senza rischi

"Fuga dal Fisco" o legittima scelta? Come trasferire la propria residenza fiscale all'estero senza rischi e quanto si risparmia.

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Sinner tasse Monte Carlo

Negli ultimi giorni la questione della residenza di Jannik Sinner nel Principato di Monaco è tornata di attualità, complice la decisione del tennista di rinunciare alla convocazione in azzurro per le gare di Coppa Devis. Una scelta che ha riacceso il dibattito su un tema che da anni divide l’opinione pubblica: perché molti sportivi e personaggi dello spettacolo scelgono di vivere (e pagare le tasse) all’estero? Per scoprirlo Partitaiva.it ha intervistato l’avvocato Davide Torcello e la commercialista Giuliana Di Caprio. Ecco tutte le tasse che si pagano (e non) nel Principato di Monaco e le regole per trasferire la residenza fiscale senza rischi.

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Dove si pagano le tasse? I criteri di residenza fiscale

Prima di tutto, è necessario capire cosa stabilisce la legge in materia di residenza fiscale e quali sono i criteri che determinano dove si pagano le tasse. Da un punto di vista legale, i criteri per stabilire la residenza fiscale italiana di una persona fisica sono fissati dall’art. 2 del D.P.R. 917/1986 (TUIR) e sono stati recentemente riformati dal D. Lgs. 209/2023. “I criteri sono oggi quattro: residenza in Italia, domicilio, iscrizione all’anagrafe della popolazione residente e presenza fisica sul territorio per la maggior parte del periodo d’imposta (183 giorni) – spiega l’avvocato Torcello -. È sufficiente integrarne uno solo per essere considerati fiscalmente residenti in Italia e vedersi applicato il principio della tassazione su base mondiale (worldwide taxation principle)”.

Davide Torcello

Questo significa che se una persona guadagna all’estero, se mantiene in Italia il proprio centro di interessi, affettivi o economici, il Fisco può comunque tassare i suoi redditi. Nel caso di Sinner, che trascorre gran parte dell’anno viaggiando per tornei, la questione si complica. “La ‘presenza effettiva‘ nel territorio estero va verificata solo se non risulta integrato alcuno dei criteri formali previsti dal TUIR. Se il contribuente risulta ancora iscritto all’anagrafe italiana per la maggior parte dell’anno, quel solo elemento basta a presumere la residenza fiscale in Italia”, continua Torcello.

Quando invece l’anagrafe è stata effettivamente spostata all’estero, l’Agenzia delle Entrate guarda alla sostanza. “Biglietti aerei, affitti, iscrizione a club, conti correnti esteri e documentazione di allenamenti o permanenze prolungate – aggiunge -. Nel caso di Sinner, che ha trasferito la propria residenza anagrafica e fiscale a Monte Carlo, rileveranno la disponibilità di una dimora nella quale egli abita, di conti correnti esteri, nonché di un luogo ove egli svolge abitualmente i propri allenamenti sportivi nel corso dell’anno. Tutti questi costituiscono ulteriori elementi utili a dimostrare l’effettività della propria residenza in Stato diverso dall’Italia”.

Il ruolo delle relazioni affettive e familiari

Ma l’avvocato precisa che “il criterio del domicilio, cioè il luogo in cui si sviluppano le principali relazioni affettive e familiari, offre al Fisco ampi margini di valutazione discrezionale. Se la famiglia resta in Italia, ad esempio, può essere un indice rilevante per riallocare la residenza”.

Monaco è tuttora incluso nella black list dei Paesi a fiscalità privilegiata. “Questo comporta che il contribuente debba dimostrare in modo puntuale di vivere davvero all’estero. Il trasferimento fittizio, finalizzato al solo risparmio d’imposta, può innescare controlli serrati e sanzioni severe. A tal proposito si rammenta che, ancora oggi, il Principato di Monaco compare nell’elenco del D.M del 04.05.1999 (Individuazione di Stati e territori aventi un regime fiscale privilegiato); con presunzione del mantenimento della residenza fiscale in Italia”, fa sapere.

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Trasferire la residenza all’estero: la pianificazione fiscale

La corretta pianificazione fiscale è per l’avvocato “un elemento imprescindibile per trasferire la residenza con serenità”. “Il nostro ordinamento  consente di presentare un interpello all’Agenzia delle Entrate per illustrare in anticipo il progetto di trasferimento e ottenere una risposta ufficiale sulla legittimità dell’operazione – sottolinea Torcello -. È un modo per evitare futuri contenziosi e per dimostrare trasparenza”.

Essenziale è anche l’iscrizione all’A.I.R.E, per evitare che il Fisco possa riallocare la residenza in Italia solo per motivi formali. Ne consegue che la scelta di spostare la propria residenza in una giurisdizione diversa dall’Italia implica, sul piano fiscale l’assunzione di notevoli rischi; richiedendo il supporto di professionisti esperti del settore, che possano guidare con sicurezza il contribuente attraverso una normativa sempre più complessa ed eterogenea. Dall’ identificazione della strategia più adeguata al caso di specie, infatti, passa la drastica riduzione del rischio di future (costose) contestazioni da parte dell’amministrazione finanziaria”.

Giuliana Di Caprio
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Trasferimento residenza fiscale, perché gli sportivi scelgono il Principato

La commercialista Giuliana Di Caprio chiarisce perché tanti atleti scelgano il Principato. “Molti professionisti e sportivi italiani, da Jannik Sinner in poi, scelgono di trasferirsi nel Principato di Monaco attratti dall’assenza di imposte sul reddito. Ma non basta cambiare indirizzo per smettere di essere residenti fiscali in Italia”.

A Monaco, spiega l’esperta, non esiste distinzione tra residenza amministrativa e fiscale. “Chi vive più di tre mesi deve richiedere la carte de séjour, che prevede un alloggio, mezzi economici adeguati, spesso con un deposito di circa 500 mila euro, e un casellario penale pulito. I cittadini europei non hanno bisogno di visto, ma devono dimostrare di vivere effettivamente nel Principato”, spiega.

Quante tasse si pagano a Monaco

“Niente Irpef, niente tasse su interessi, dividendi o capital gains, solo Iva sui consumi e alcune imposte di successione. In Italia, chi guadagna molto paga fino al 43% di Irpef più addizionali. Un professionista o sportivo che incassa milioni può risparmiare cifre enormi”, precisa la commercialista.

Ma l’esperta mette in guardia. “I redditi prodotti in Italia restano tassati qui, anche se si vive a Monaco. Forse anche per questo un giocatore può scegliere di non disputare tornei sul territorio italiano”. E poiché Monaco è nella black list, il Fisco italiano parte dal presupposto opposto. “L’Agenzia delle Entrate può verificare dove si vive effettivamente (tramite celle telefoniche, voli, pedaggi, utenze)  dove risiede la famiglia, se ci sono società o immobili in Italia, e perfino i movimenti bancari, grazie allo scambio automatico di informazioni tra Stati”, aggiunge.

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Cinque regole per trasferirsi all’estero senza rischi

“Il Fisco tassa tutti i redditi mondiali come se si fosse residenti in Italia, applica sanzioni fino al 120% dell’imposta non versata e, nei casi più gravi, può contestare il reato di omessa dichiarazione, punito con la reclusione da due a cinque anni”. La commercialista riassume in cinque regole il “vademecum” per chi vuole trasferirsi davvero:

  • vivere realmente a Monaco per più di 183 giorni l’anno; 
  • iscriversi all’A.I.R.E e chiudere in Italia i propri interessi; 
  • conservare prove concrete (contratti, bollette, spese locali);
  • richiedere il certificato di residenza fiscale monegasco; 
  • allineare le informazioni bancarie.

E conclude sottolineando che “trasferirsi a Monaco può essere una scelta conveniente, ma solo se reale e documentabile. Il Fisco italiano non si ferma ai documenti: guarda ai fatti. Per chi vive davvero all’estero, i vantaggi sono enormi; per chi resta di fatto in Italia, il rischio è di pagare due volte  in tasse e in sanzioni”.

Una scelta trasparente e coerente

La residenza a Monte Carlo, nel caso di Sinner, è quindi perfettamente legittima se supportata dai fatti. Ma la questione, più che fiscale, è anche d’immagine. Nel dibattito pubblico, il trasferimento di un campione che rappresenta l’Italia sul campo viene percepito da molti come una “fuga dal Fisco”.

Eppure oggi, come spiegano gli esperti, la legge non vieta di vivere dove si preferisce, purché la scelta sia trasparente e coerente. Sinner, che a 24 anni è già ai vertici mondiali del tennis, si trova così a incarnare un paradosso moderno: un simbolo nazionale che paga le tasse altrove, ma nel pieno rispetto delle regole.
La differenza, come sottolinea la commercialista, “sta tutta nella sostanza, non nella forma”.

Autore
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Cristina Siciliano

Giornalista e scrittrice

Giornalista pubblicista, classe ‘97, con una solida formazione classica. Dopo la laurea conseguita con lode in Filologia Moderna, ho frequentato un Master in giornalismo politico-economico multimediale presso la 24ORE Business School. Ho collaborato con testate nazionali, come Leggo.it, e locali. Sono autrice del libro Breviario del silenzio: tra anima e parole, edito da Affiori, marchio di Giulio Perrone Editore.

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