Con la manovra 2026 il governo ha deciso di stanziare 2,4 miliardi di euro aggiuntivi per la sanità in Italia. In questo modo il Fondo sanitario nazionale (FSN) sale a 142,9 miliardi di euro complessivi. Le nuove risorse serviranno a rafforzare il Servizio sanitario nazionale (SSN), con nuove assunzioni negli ospedali e un aumento delle retribuzioni del personale e dei professionisti, Ma non solo. Sono previsti interventi anche per migliorare la qualità dei servizi e contrastare il problema delle lunghe liste di attesa. Tuttavia, secondo la fondazione GIMBE, questi fondi potrebbero non bastare.
Come verranno utilizzati i fondi della manovra 2026 per la sanità
I fondi della manovra 2026 per la sanità verranno utilizzati prima di tutto per potenziare gli organici con 7.000 nuove assunzioni tra medici e infermieri. Poi, saranno aumentati anche gli importi in busta paga del personale sanitario. L’incremento medio stimato è di 3.000 euro lordi l’anno per i medici e di 1.630 euro per gli infermieri.
Sono previsti anche fondi per la prevenzione e la salute pubblica. In particolare, 238 milioni di euro serviranno per l’ampliamento dei programmi di screening oncologico e 120 milioni per ulteriori azioni preventive. Poi 80 milioni andranno ai servizi di salute mentale, che diventeranno 90 milioni dal 2028. Infine, sono previsti 350 milioni per aggiornare le tariffe ospedaliere e 280 milioni per dispositivi medici.
Fondi sanità non bastano? I dati GIMBE
Secondo l’analisi della Fondazione GIMBE, il FSN aumenterà, passando da 136,5 miliardi di euro nel 2025 a 143,1 miliardi nel 2026 grazie ai fondi aggiuntivi previsti dalla manovra 2026. Tuttavia, dei 6,6 miliardi di incremento, ben 4,2 miliardi erano già stati stanziati dalle precedenti leggi di bilancio. Inoltre, in base alle previsioni del Documento programmatico di bilancio, la crescita effettiva si ridurrà nei due anni successivi, passando dal 4,8% del 2026 allo 0,7% nel 2027 e allo 0,6% nel 2028, fino a raggiungere circa 145 miliardi complessivi.


Se rapportata al PIL, invece, la spesa sanitaria passerà dal 6,04% nel 2025 al 6,16% nel 2026, ma tornerà a scendere al 5,93% entro il 2028. Secondo GIMBE, questo andamento indica che, nonostante l’aumento nominale delle risorse, la quota di ricchezza nazionale spesa per la sanità è destinata a diminuire nei prossimi anni.

Infine, la Fondazione evidenzia un divario strutturale tra le risorse assegnate dal governo e la spesa sanitaria effettivamente necessaria per garantire il funzionamento del sistema. Secondo le stime, nel 2026 mancheranno circa 6,8 miliardi di euro rispetto alle previsioni di spesa indicate nel Documento di programmazione economico-finanziaria. E tale cifra è destinata ad aumentare a 7,6 miliardi nel 2027 e a 10,7 miliardi nel 2028.
Secondo l’analisi GIMBE, infatti, anche le risorse per la prevenzione appaiono distribuite in modo frammentato e non sufficienti a garantire un rilancio strutturale del Servizio sanitario nazionale, che continuerà in questo modo a dover ancora fare i conti con carenze di personale, liste d’attesa lunghe e crescenti diseguaglianze territoriali nell’accesso alle cure.

Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it