Il Ministero dell’Economia e delle Finanze torna a proporre i BTP Valore, i titoli di Stato pensati per i risparmiatori retail che tanto successo hanno ottenuto negli ultimi anni. Dal 20 al 24 ottobre 2025 sarà possibile sottoscrivere la nuova emissione con durata 7 anni, cedole trimestrali e il consueto premio fedeltà per chi terrà il titolo fino alla scadenza.
In questa analisi vedremo le caratteristiche del nuovo titolo di Stato, stimeremo i rendimenti e ci chiederemo se e quando conviene davvero vincolare il proprio capitale.
Indice
Caratteristiche del BTP Valore ottobre 2025
Chi decide di sottoscrivere il BTP Valore deve sapere che si tratta di un titolo con una durata piuttosto impegnativa: sette anni, con scadenza fissata al 2032. Il collocamento avverrà dal 20 al 24 ottobre, salvo eventuale chiusura anticipata in caso di forte domanda, e l’acquisto sarà possibile come di consueto tramite banca, posta o home banking.
Le cedole verranno pagate ogni trimestre, seguendo il meccanismo step-up: il rendimento iniziale resterà stabile per i primi tre anni, poi aumenterà una prima volta al quarto anno e una seconda volta al sesto, offrendo così un percorso crescente. Confermato l’incentivo per i più pazienti, il premio fedeltà dello 0,8% lordo riservato a chi terrà il titolo fino alla scadenza naturale. L’investimento minimo è il solito taglio da mille euro.
Dal punto di vista fiscale, rimangono confermate le agevolazioni tipiche dei titoli di Stato: tassazione ridotta al 12,5% ed esclusione dal calcolo dell’ISEE fino a una soglia di 50.000 euro investiti.
Rendimenti attesi: cosa dicono i mercati
I rendimenti ufficiali saranno resi noti solo poco prima dell’avvio del collocamento, a partire dal 17 ottobre. Già oggi è possibile farsi un’idea guardando a come si muovono oggi i titoli di Stato sul mercato secondario.
Nei primi tre anni ci si può aspettare un tasso netto attorno al 2,1–2,2%, per poi salire verso il 2,4–2,5% intorno al quinto anno e raggiungere circa il 2,7% negli ultimi due anni. Il meccanismo step-up ricalcherà il rendimento del mercato sulle varie scadenze andando a crescere nel tempo.
Sommando questi livelli e includendo anche il premio fedeltà previsto a scadenza – 0,8% lordo, quindi 0,7% netto – il rendimento medio complessivo dovrebbe aggirarsi intorno al 2,5% netto all’anno.
La remunerazione potrebbe essere leggermente più generosa rispetto ai titoli già quotati ma sarà verosimilmente inferiore rispetto a quella che in passato alcune emissioni hanno garantito, quando la soglia del 3% netto era più facilmente raggiungibile.
Punti di forza
Il BTP Valore resta uno strumento popolare e probabilmente attrarrà molti risparmiatori perché garantisce cedole regolari e facilmente calcolabili ex ante.
Beneficia, inoltre, di una tassazione favorevole rispetto agli strumenti finanziari tradizionali e offre un premio fedeltà che incentiva il mantenimento fino a scadenza. Infine il Buono del Tesoro viene percepito dai risparmiatori come relativamente sicuro, perché emesso dallo Stato italiano.
Le criticità da non sottovalutare
Dietro la patina rassicurante ci sono diversi aspetti che meritano attenzione a partire dalla durata piuttosto impegnativa: 7 anni non sono pochi.
È un orizzonte paragonabile a quello consigliato per investimenti azionari di lungo termine, infatti i KID dei prodotti finanziari quali fondi o ETF azionari suggeriscono una detenzione raccomandata tra 5 e 7 anni perché in questo modo si riducono parzialmente i rischi derivanti da un investimento più rischioso.
Qui la durata è paragonabile a quella di strumenti percepiti come più complessi, non una breve scadenza che sul mercato obbligazionario è spesso sinonimo di minor rischio. Va poi considerata la variabile inflazione: il titolo prevede una cedola fissa, non c’è indicizzazione come accade per i BTP Italia.
Se il rendimento netto si ferma al 2,5% e l’inflazione media resta intorno al 2%, il guadagno reale si riduce a uno 0,5% scarso. Se i prezzi dovessero correre oltre il 3%, il capitale si svaluterebbe nonostante le cedole.
Da non sottovalutare, poi, il rischio paese: l’Italia resta un emittente con un debito pubblico elevato, i mercati ne tengono conto. Non è un rischio immediato, ma va considerato soprattutto nella prospettiva di un vincolo così lungo.
Ultima, ma non per ordine d’importanza, c’è la scarsa flessibilità: vendere sul mercato secondario prima della scadenza può comportare perdite se i tassi dovessero risalire.
Su una scadenza breve apparirebbe difficile, considerando l’attuale fase di discesa dei tassi, ma su un periodo di sette anni, pari alla durata media di un ciclo economico, non si può escludere una nuova inversione come quella del 2022.
Per chi può avere senso
Il nuovo BTP Valore può avere una logica se inserito in un portafoglio già diversificato, come componente “tranquilla” accanto ad altri strumenti. È adatto a risparmiatori molto prudenti che cercano stabilità e hanno orizzonte lungo, meno a chi desidera valorizzare realmente il capitale nel tempo.
Chi ha già una forte esposizione ai titoli di Stato italiani – attraverso la detenzione di altri BTP, fondi obbligazionari, ETF o polizze assicurative – dovrebbe valutare con cautela l’opportunità di aumentare ulteriormente il peso dell’emittente.
Alternative al BTP Valore
Al netto del confronto secco con altri titoli di stato di pari durata, probabilmente l’investitore orientato a questo tipo di investimento potrebbe valutare anche:
- Conti deposito: offrono tassi simili su durate più brevi, con maggiore liquidità;
- BTP a breve scadenza: permettono di bloccare rendimenti senza legarsi per 7 anni;
- ETF obbligazionari globali: diversificano il rischio, ma sono più volatili;
- Azioni ed ETF azionari: più rischiosi, ma con rendimenti attesi nettamente superiori sul lungo periodo. Sette anni è, di fatto, lungo periodo.
La mia opinione personale
Il rendimento netto stimato intorno al 2,5% annuo difficilmente compenserà l’inflazione in maniera significativa. Sette anni sono un periodo lungo e il rischio zero non esiste: immobilizzare capitali così a lungo per ottenere un guadagno reale molto limitato può non essere la scelta migliore.
Il BTP Valore, insomma, può avere senso solo come parte marginale di una strategia complessiva che è difficile da delineare in un contenuto che si limita ad analizzare il titolo così come potrebbe essere.
Chi cerca una crescita reale del patrimonio farebbe bene a guardare altrove, con strumenti più coerenti con un orizzonte di lungo termine e maggiormente idonei a remunerare il rischio che ci si deve assumere nel vincolare il proprio denaro per così tanti anni.
Davide Marciano