Essere liberi professionisti con partita IVA e lavorare per il tribunale. Questo è ciò che fanno CTU e CTP, Consulente Tecnico d’Ufficio e Consulente Tecnico di Parte. Si tratta di professionisti nominati dal giudice o dalle parti in causa per fornire le loro competenze tecniche e contribuire al raggiungimento della verità. I compensi, che possono arrivare fino a migliaia di euro per singola consulenza, sono stabiliti dalla legge.
Partitaiva.it ha rintracciato tutti i requisiti necessari ad intraprendere questo percorso e le novità introdotte nel merito dalla riforma Cartabia. Ma ha raccolto anche le testimonianze di chi da anni lavora per il tribunale con partita IVA e conosce pro e contro del mestiere.
Indice
- CTU cos’è? Da partita IVA a tecnico a servizio del giudice
- Quanto guadagna un CTU o un CTP
- CTU e CTP, le novità della riforma Cartabia, Passanante: “Adesso possibili incarichi da più tribunali”
- CTU e CTP, una commercialista che lotta contro frodi e violenza fiscale: la storia di Simonetta Murolo
- Ai CTP compensi commisurati alla prestazione svolta
CTU cos’è? Da partita IVA a tecnico a servizio del giudice
Nel corso di una causa il giudice potrebbe aver bisogno di una valutazione tecnica su materie specifiche che esulano dal suo campo. Per questo può nominare un CTU o consulente tecnico d’ufficio. È frequente che ciò accada, per esempio, nelle cause di malasanità in cui occorre provare il danno e la correlazione con la cattiva condotta del medico.
Che ruolo ha il CTU? Quello di un esperto super partes che con la redazione di una perizia o relazione tecnica aiuta il giudice ad emettere una sentenza corretta. Il suo incarico è ad esclusivo servizio del tribunale e non delle parti. Il requisito per riceverlo, oltre all’iscrizione all’albo professionale, all’ordine, al collegio oppure alla Camera di commercio è l’iscrizione all’Albo CTU. Non possono farne parte, però, coloro che hanno ricevuto condanne penali o hanno procedimenti penali in corso.
Che differenza c’è tra CTU e CTP?
Le parti in causa possono non essere d’accordo con quanto relazionato dal CTU. Possono voler verificare che quest’ultimo esegua la sua perizia nel modo adeguato o, comunque, presentare la relazione tecnica di un perito da loro nominato.
Il CTP o consulente tecnico di parte è dunque il professionista nominato da attore o convenuto per assistere l’avvocato, partecipare alle operazioni peritali del CTU e presentare la sua relazione tecnica. Pur tutelando gli interessi della parte che l’ha nominato ed essere esente dall’obbligo di giuramento, il CTP è comunque obbligato a rispettare la verità tecnica. Diventare CTP è in ogni caso più facile che diventare CTU, in quanto l’iscrizione all’albo CTU non è requisito indispensabile.
Il numero di consulenti tecnici di parte all’interno di un processo non può essere superiore a quello definito dal giudice, come stabilito dall’articolo 225 del Codice di procedura penale. Se quest’ultimo, ad esempio, nomina un solo consulente di parte, le parti devono fare altrettanto. Se questo, invece, dispone l’istituzione di un collegio di periti, allora le parti possono nominarne di più, ma mai in numero superiore rispetto quello stabilito dal giudice.
CTU e CTP, chi può diventarlo
Psicologi, medici, ingegneri ma anche commercialisti, architetti, geometri, assistenti sociali. Le competenze tecniche richieste per l’attività di CTU o CTP sono le più svariate. Possono abbracciare settori anche molto lontani tra loro. Un’autopsia, ad esempio, può diventare necessaria per fare luce su cause, tempi e modalità della morte in casi di decesso avvenuto in circostanze poco chiare. Una valutazione psicologica può rivelare la presenza e la gravità di disturbi psicopatologici a carico dell’imputato e dunque appurare se al momento del delitto fosse capace di intendere e di volere. Anche un ingegnere, in qualità di CTU, può essere chiamato ad effettuare sopralluoghi, analisi tecniche e indagini per valutare la situazione tecnica del caso.
Quanto guadagna un CTU o un CTP
Il compenso del consulente tecnico d’ufficio (CTU) in Italia è regolato da un decreto ministeriale unico (D.P.R., 30/05/2002 n° 115 TU Spese di Giustizia che semplicemente convertì in euro gli stessi compensi già previsti dal precedente D.P.R., 352/88) che stabilisce le tariffe e le modalità di calcolo degli onorari, generalmente basati su percentuali applicate al valore della controversia o su vacazioni (unità di misura temporale di circa due ore di lavoro).
I tempi di pagamento dipendono dalle tempistiche processuali e dalla liquidazione da parte del giudice. A volte sono condizionati anche dagli adempimenti delle parti in causa. Non sono rari i casi in cui i CTU fanno fatica a ottenere la liquidazione del compenso e per ottenerli si vedono costretti a rivolgersi a un legale. Per i CTP nessun tariffario prestabilito perché il compenso viene pattuito dal libero professionista e la parte che gli conferisce l’incarico.
Anni per ricevere il proprio compenso: la lentezza nei pagamenti dei CTU
L’attività svolta dal CTU non è esente da criticità. A raccontarlo a Partitaiva.it è Maria Cristina Passanante, che svolge la sua attività da oltre quindici anni, operando sia in ambito civile che penale, con adulti e minori. Passanante è co-ideatrice e membro del CTS di Psicologia in Tribunale. Psicologia in Tribunale. “A noi consulenti vengono richiesti rigore, imparzialità e precisione documentale ma spesso con margini di tempo irrisori – fa sapere -. E poi c’è il problema delle procedure formali articolate, che richiedono una precisa conoscenza delle norme, gli onorari obsoleti, invariati dal 2022 e i tempi lungi di pagamento, spesso legati a meccanismi burocratici complessi”.
Tra questi ci sarebbero le modalità di liquidazione dei compensi che talvolta dipendono dalla parte obbligata dal giudice e non direttamente dall’amministrazione della giustizia stessa. “In alcuni casi, la Corte costituzionale è dovuta intervenire per chiarire aspetti della normativa – continua – ma la situazione rimane intricata e fonte di ritardi significativi o, in certi casi, di difficoltà concrete nel ricevere il compenso per l’attività svolta”.
La seconda causa di questa criticità risiederebbe nella gestione contabile dei crediti inestinti, perché la fatturazione intestata all’ufficio giudiziario del tribunale, introdotta da una circolare dell’Agenzia delle Entrate nel 2018, avrebbe notevolmente complicato la procedura, creando un doppio passaggio amministrativo e rallentando la chiusura dei crediti. “Molti professionisti attendono mesi o anni prima di ricevere il compenso per il lavoro svolto”,

€ 7,34 l’ora per la consulenza: le “tariffe” dei tribunali
La legge parla chiaro, spiegando le modalità di calcolo dei compensi dei CTU a cui i giudici devono attenersi. “Le tabelle non sono aggiornate da oltre vent’anni. Una simile stasi retributiva – spiega Passanante –risulta profondamente penalizzante per il professionista: da un lato, per il mancato aggiornamento triennale secondo le variazioni ISTAT dei prezzi al consumo, come previsto dalla legge. Dall’altro, per il disallineamento rispetto all’evoluzione del contesto socio-economico che ha comportato un significativo aumento del carico di lavoro e della complessità delle prestazioni. Tale situazione è ulteriormente aggravata dall’assenza di correttivi nella recente riforma Cartabia (D.lgs. 149/2022), che ha omesso di prevedere qualsiasi aggiornamento dei parametri economici applicabili agli ausiliari del giudice”.
Nel dicembre 2023, il ministero della Giustizia ha istituito una commissione con l’obiettivo di un aggiornamento e revisione strutturale del sistema tariffario per garantire un’equa remunerazione ai CTU, fissando inizialmente una scadenza per maggio 2024, successivamente prorogata a novembre dello stesso anno. Nonostante ciò, ad oggi non sarebbero stati forniti aggiornamenti concreti né sarebbero emerse indicazioni operative in merito all’avanzamento dei lavori.
Ricadute sulla qualità del lavoro svolto
La persistente inosservanza dell’obbligo di adeguamento delle tariffe è stata più volte oggetto di censura da parte della Corte costituzionale. Con la sentenza n. 16 del 2025, è nuovamente intervenuta dichiarando l’illegittimità costituzionale della progressiva riduzione dei compensi previsti per le prestazioni a vacazione (onorari a tempo), successive alla prima. “Attualmente – racconta ancora la professionista – tali compensi ammontano a soli € 14,68 per la prima vacazione e si riducono a € 8,15 per le successive. Un sistema tariffario irragionevole e obsoleto, che non tiene conto dell’evoluzione delle competenze richieste ai professionisti né del valore delle prestazioni rese. Certamente, non si può considerare un traguardo quest’ultimo intervento della consulta poiché l’importo previsto di € 14,68 per la prima vacazione — pari a una retribuzione oraria effettiva di soli € 7,34 — risulta inadeguato, non commisurato alla professionalità, all’impegno e al grado di responsabilità richiesti al professionista, apparendo a tutti noi incoerente con i principi costituzionali di equità, dignità del lavoro e giusto compenso”.
Un’evidenza che ha ricadute dirette sulla qualità complessiva dei consulenti coinvolti. Perché i professionisti seri, qualificati, competenti e con esperienza scelgono spesso di non sottrarre tempo alla propria attività libero-professionale per dedicarsi a un’attività dal compenso incerto e mortificante.
CTU e CTP, le novità della riforma Cartabia, Passanante: “Adesso possibili incarichi da più tribunali”
Maria Cristina Passanante è iscritta all’albo dei consulenti tecnici e dei periti d’ufficio presso il tribunale civile e penale di Marsala e rivesto inoltre il ruolo di consulente tecnico per la Procura della Repubblica presso i tribunali di Marsala, Trapani e Palermo e per il tribunale per i minorenni di Palermo. Con l’introduzione dell’’Albo unico nazionale dei consulenti tecnici d’ufficio, istituito dal ministero della Giustizia con il decreto ministeriale n. 109 dell’11 agosto 2023, in attuazione della riforma Cartabia, riceve incarichi anche da altri tribunali.
Una novità che le ha fatto scoprire come, nonostante la legge debba essere uguale per tutti, tra Nord e Sud i compensi siano ampiamente variabili. “Questa disparità – spiega la professionista – dipende da differenze nelle tariffe ufficiali, bensì da prassi applicative difformi, dalla diversa discrezionalità dei giudici nella liquidazione degli onorari e dalle condizioni economiche e professionali specifiche delle varie aree geografiche. In concreto, i giudici del Nord tendono a liquidare compensi più elevati rispetto ai colleghi del Sud, pur facendo riferimento allo stesso impianto normativo. Una diseguaglianza che, di fatto, penalizza ulteriormente i professionisti già operanti in contesti economicamente più fragili”.
CTU e CTP, una commercialista che lotta contro frodi e violenza fiscale: la storia di Simonetta Murolo
Quella di consulente tecnico di parte (CTP) è stata per Simonetta Murolo, dottore commercialista catanese, un’esperienza cominciata un po’ per caso. “Poi, come spesso accade per noi professionisti, il passaparola ha fatto il resto”, racconta a Partitaiva.it. A suo avviso raramente si pone adeguata attenzione, in ambito di CTU e CTP, al tema delle frodi e della violenza economica. “Tuttavia – ci spiega – esiste un lato oscuro fatto di abusi silenti, che non colpiscono solo le fasce deboli della popolazione. Al contrario, si tratta frequentemente di azioni dannose per il patrimonio commesse da individui che agiscono in contesti di elevato benessere e con una fitta rete sociale. Sono operazioni che depauperano ricchezze personali, affidate in ambito familiare al coniuge per l’amministrazione, il quale (o la quale) ne approfitta per sperperarle, trasferirle con dolo a proprio nome o impedirne la disponibilità al proprietario”.
Ai CTP compensi commisurati alla prestazione svolta
Dal punto di vista tecnico, la raccolta e l’analisi della documentazione rappresentano una fase cruciale. Tuttavia, l’aspetto emotivamente più significativo per la professionista è l’impatto umano: ascoltare le testimonianze di chi si ritrova senza risorse, con le proprie aspirazioni distrutte e il supporto familiare compromesso. Persone che hanno ingenuamente confidato in chi poi le ha tradite”.
Si tratta di un’attività ben retribuita? “I compensi sono quasi sempre commisurati alla prestazione svolta, sono attività fra privati. Anche se a volte mi è capitato di fare consulenze pro bono – precisa -. In ogni caso un’opportunità di crescita personale e professionale”.
Patrizia Penna
Giornalista professionista