Tutti a indignarsi quando, lo scorso novembre, moriva Octay Stroici a 66 anni, intrappolato tra le macerie della Torre dei Conti, ai Fori imperiali. Da destra a sinistra, ci si interrogava sulle effettive capacità di un 66enne di reggere lavori così pesanti e rischiosi. Passato nel dimenticatoio il caso di cronaca, il maxi emendamento alla manovra 2026, approvato dalla maggioranza al Senato il 22 dicembre 2025, contiene una misura che passa quasi inosservata tra i numeri del bilancio ma che avrà conseguenze su migliaia di lavoratori: un taglio strutturale di 40 milioni di euro annui dal 2033 al fondo destinato al pensionamento anticipato per chi svolge lavori usuranti. Le risorse scendono così dagli attuali 233 milioni a 194 milioni.
Parallelamente, il governo ha previsto tagli progressivi anche per i lavoratori precoci, coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni. L’emendamento governativo alla manovra ha aumentato ulteriormente questi tagli: 20 milioni nel 2027, 60 milioni nel 2028, 90 milioni annui dal 2029 al 2032, poi 140 milioni nel 2033 (con un incremento di 50 milioni rispetto alla versione precedente) e 190 milioni dal 2034 (con un aumento di 100 milioni). Una doppia stretta che colpisce proprio le categorie che già pagano il prezzo più alto sul piano della salute e della sicurezza.
Indice
Chi sono i lavoratori impiegati in mansioni usuranti
Operai dell’industria estrattiva, edili, conduttori di gru, operatori ecologici, addetti alla rimozione dell’amianto, ceramisti, fonditori, lavoratori notturni a turni, conducenti di mezzi pesanti per il trasporto pubblico e addetti alla linea catena sono alcuni dei lavoratori con mansioni usuranti. Professioni caratterizzate da un elevato sforzo fisico e mentale, esposizione ad agenti nocivi, ritmi intensi e turni che alterano i ritmi biologici naturali.
La normativa attuale prevede che questi lavoratori possano accedere alla pensione anticipata con requisiti agevolati: per chi ha svolto mansioni usuranti per almeno 7 anni negli ultimi 10 di servizio, i lavoratori dipendenti possono andare in pensione con 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi (quota 97,6), mentre i lavoratori autonomi con 62 anni e 7 mesi e 35 anni di contributi (quota 98,6).
Risparmiare oggi per pagare domani: quanto ci costano gli infortuni?
Il taglio inserito in manovra riduce le risorse per le pensioni anticipate e, di fatto, costringe i lavoratori già logori a continuare l’attività oltre le proprie capacità fisiche. L’emendamento, tra l’altro, è stato modificato in corsa. Nella versione finale approvata in commissione Bilancio del Senato, i tagli ai lavoratori precoci sono stati ulteriormente aumentati: 50 milioni in più nel 2033 e 100 milioni in più dal 2034 rispetto alla versione precedente. Una correzione che evidenzia quanto poco ragionata sia stata la riflessione su queste misure.
Secondo studi europei sui costi degli infortuni sul lavoro, in Italia il danno economico causato da infortuni e malattie professionali ammonta a circa 104 miliardi di euro, pari al 6,3% del PIL nazionale. Ogni singolo caso di infortunio o malattia professionale costa mediamente quasi 55 mila euro tra costi diretti, indiretti e intangibili.
La letteratura medica ha documentato ampiamente che i lavori usuranti riducano l’aspettativa di vita, presentino elevati rischi di infortuni e richiedano spesso pensioni di invalidità. Gli infermieri turnisti, per esempio, durante la pandemia COVID-19 hanno registrato tassi di burnout e stress psico-fisico tra il 30 e il 50%. Bisogna dunque chiedersi se, prima di operare questi tagli, il governo abbia stimato i costi dovuti alla permanenza sul mercato dei lavoratori di queste categorie.
L’impatto previsto è disomogeneo: il costo della non-sicurezza
Nel 2024, secondo i dati INPS, l’Italia conta 26,6 milioni di lavoratori complessivi, con settori manifatturieri ed edilizi particolarmente concentrati in alcune aree geografiche. Il Sud e le Isole, dove l’occupazione in questi settori è significativa, rischiano di subire l’impatto più pesante.
A essere più a rischio sono i lavoratori del Mezzogiorno nelle piccole e medie imprese. L’82% degli infortuni sul lavoro, infatti, secondo Eurostat avviene proprio nelle realtà economicamente più fragili che faticano a gestire l’assenteismo prolungato o la sostituzione di personale esperto.
A proposito del costo della non-sicurezza, che non sembra essere entrato nel dibattito, secondo uno studio internazionale della DGUV (equivalente tedesco dell’INAIL) e dell’IVSS (Associazione Internazionale della Sicurezza Sociale), ogni euro investito in salute e sicurezza sul lavoro genera un ritorno economico medio di 2,2 euro tra costi evitati e benefici prodotti. Un dato europeo che, se applicato al contesto italiano, dimostra come la prevenzione convenga. Al contrario, costringere i lavoratori impiegati in mansioni usuranti a prolungare l’attività significa aumentare l’esposizione al rischio.
Taglio pensionamento anticipato per lavori usuranti? Una scelta politica
La sostenibilità del sistema pensionistico è un problema reale che richiede interventi strutturali. Ma colpire chi ha già dato il proprio contributo – fisico, oltre che contributivo – rappresenta una scelta politica discutibile.
La manovra 2026 riserva ampie risorse destinate al taglio dell’IRPEF per redditi medi e imprese, con ricadute di scarsa rilevanza sui singoli. Seppur la distribuzione possa considerarsi legittima, in linea col programma presentato durante la campagna elettorale, considerare i sacrifici dei più vulnerabili un costo da tagliare è una politica che rema contro il welfare stesso, soprattutto alla luce del fatto che – come indicato dalle statistiche INAIL e dalle relazioni parlamentari – per alcuni lavori l’età avanzata rappresenta una delle cause principali di infortuni e morti.
La vera sostenibilità di un sistema previdenziale non si misura solo in bilanci annuali, ma nella capacità di garantire dignità a chi ha contribuito al progresso economico del Paese, spesso a scapito della propria salute. I 40 milioni tagliati dal 2033 al fondo usuranti e i 190 milioni dal 2034 ai lavoratori precoci rappresentano cifre modeste rispetto alla portata complessiva della manovra, ma per chi lavora in galleria o in un cantiere possono rappresentare l’evitamento della morte.













Ivana Zimbone
Direttrice responsabile