Tassi di interesse più alti, energia volatile e tensioni geopolitiche segnano un anno in cui i mercati non offrono più rendimenti facili. Per chi vuole investire, la strategia non è inseguire il guadagno rapido, ma costruire portafogli resilienti e ben diversificati. Sebbene sia difficile fare previsioni precise per il 2026, molti di questi fattori continueranno a influenzare i mercati, rendendo obsolete alcune strategie che in passato avevano funzionato. Per capire come orientarsi e quali strumenti valutare, Partitaiva.it ha intervistato Nicola Del Sarto, ricercatore all’università di Firenze.
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I rischi da considerare negli investimenti nel 2026
Secondo l’esperto, il rischio principale non è tanto una crisi immediata, quanto un contesto complesso e meno lineare rispetto al passato. “Le principali istituzioni internazionali parlano di una crescita globale moderata, con differenze marcate tra Stati Uniti, Europa e Paesi emergenti – spiega Nicola Del Sarto -. Questo significa che sarà più difficile ottenere rendimenti ‘automatici’, come in alcune fasi recenti, e che la selettività diventa centrale”.

Un altro elemento chiave è rappresentato dai tassi di interesse. Anche se il ciclo restrittivo sembra avviato verso una graduale normalizzazione, il costo del capitale resterà probabilmente più alto rispetto al decennio precedente. “Questo ha implicazioni importanti per imprese indebitate, mercati immobiliari e valutazioni finanziarie – sottolinea -. Poi c’è il tema geopolitico e commerciale. Il ritorno dei dazi americani come strumento di politica economica introduce un rischio concreto per la stabilità delle catene globali del valore. Infine, non va trascurato il costo dell’energia, soprattutto in Europa. Energia più cara o più volatile significa maggiore incertezza per famiglie, imprese e investitori”.
Diversificazione del portafogli: un approccio più ampio e dinamico
La diversificazione degli investimenti oggi è un concetto più complesso rispetto al passato. Non basta più suddividere il portafoglio tra azioni e obbligazioni, perché in alcune fasi questi strumenti possono muoversi nella stessa direzione. È fondamentale ampliare la diversificazione, considerando aree geografiche, settori e modelli di business diversi, evitando di concentrarsi su pochi temi che in passato hanno dato buoni risultati. “Un aspetto spesso sottovalutato è il ribilanciamento: la diversificazione non è qualcosa che si fa una volta sola, ma un processo continuo”, continua l’esperto. Il ribilanciamento regolare diventa quindi uno strumento chiave, più efficace di un tentativo di anticipare i mercati in un contesto incerto.
ETF, fondi indicizzati e PAC: strumenti per gestire il rischio
Per costruire un portafoglio resiliente, gli strumenti passivi e graduali offrono vantaggi concreti. “ETF e fondi indicizzati hanno un grande pregio: permettono di essere diversificati in modo semplice, trasparente e a costi contenuti. I piani di accumulo del capitale (PAC), invece, rispondono a un problema molto concreto: il rischio di investire tutto nel momento sbagliato – prosegue Del Sarto -. Investire gradualmente aiuta a gestire la volatilità e, soprattutto, a mantenere una disciplina nel tempo. In un contesto segnato da incertezza su tassi, dazi e prezzi dell’energia, questo aspetto comportamentale è tutt’altro che secondario”.
Asset rifugio, nessuna fuga dal rischio
Nell’ultimo periodo, il concetto di asset rifugio ha assunto una nuova dimensione. “Non parlerei tanto di asset di rifugio, quanto di asset di stabilizzazione. Le obbligazioni di buona qualità tornano ad avere un ruolo interessante dopo anni di rendimenti molto bassi – aggiunge -. Le materie prime possono fornire una copertura in caso di shock inflazionistici o geopolitici, ma restano strumenti volatili e vanno utilizzate con equilibrio. Gli investimenti in infrastrutture e nella transizione energetica intercettano trend strutturali di lungo periodo, anche se non sono privi di rischi legati alla regolazione e al costo del capitale. L’idea di fondo è che questi asset non servono a ‘scappare’ dal rischio, ma a rendere il portafoglio più robusto in scenari avversi”.
Costruire un portafoglio resiliente: gli aspetti fondamentali
Per chi entra oggi nel mondo degli investimenti, la prudenza e la disciplina diventano fattori decisivi. “Il primo consiglio è partire dagli obiettivi e dall’orizzonte temporale, non dagli strumenti. Investire senza avere chiaro ‘perché’ e ‘per quanto tempo’ significa esporsi a decisioni impulsive nei momenti difficili.
Il secondo consiglio è essere realistici sulla propria tolleranza al rischio – suggerisce Del Sarto -. È facile dirsi disposti ad accettare la volatilità quando i mercati salgono, molto meno quando scendono. Conoscere questo aspetto è fondamentale per costruire un portafoglio sostenibile nel tempo. Infine, semplicità e disciplina contano più della ricerca del rendimento eccezionale. Un portafoglio ben diversificato, costruito con strumenti efficienti e mantenuto con coerenza, tende a funzionare meglio di strategie continuamente modificate. Un portafoglio resiliente non è quello che evita le fasi negative, ma quello che permette all’investitore di restare investito anche quando il contesto, come nel 2025, è complesso e incerto”.










Cristina Siciliano
Giornalista e scrittrice