Vendere su Vinted, eBay o Subito.it: serve la partita IVA? Tutti i dati in possesso del Fisco

Le informazioni sono fornite dalla piattaforme direttamente all'Agenzia delle Entrate.

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Vestiti che non si indossano più, smartphone di vecchia generazione, borse, accessori, scarpe o piccoli oggetti di design. Negli ultimi anni sempre più italiani hanno scelto di vendere ciò che non usano più online, trasformando piattaforme come Vinted, eBay o Subito.it in veri e propri mercatini digitali. Con la direttiva europea Dac7, attiva dal 2023, chi vende online su queste piattaforme deve fare attenzione ai limiti imposti dalla normativa fiscale. Partitaiva.it ha individuato tutti gli obblighi che gli utenti devono rispettare per non incorrere in spiacevoli inconvenienti col Fisco.

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Vendite online occasionali o abituali: cosa dice la legge

Quali obblighi spettano a chi vende online su Vinted o eBay? L’avvocato Carlo Alberto Micheli, esperto in diritto tributario spiega che la distinzione fondamentale è tra attività occasionale e abituale. Se si tratta di vendite sporadiche di oggetti personali, senza un’organizzazione e senza finalità di lucro, la legge le considera operazioni del tutto lecite e non soggette a tassazione.

Carlo Alberto Micheli

“La legge distingue tra vendite occasionali e vendite abituali (un’attività commerciale a tutti gli effetti) – sottolinea -. In pratica, se vendi solo ogni tanto qualche oggetto personale usato, ad esempio vestiti o elettronica di casa che non usi più, si parla di attività occasionale. Queste sono operazioni sporadiche e saltuarie, svolte senza una struttura organizzata e senza un vero intento di profitto, ma solo per liberarsi di beni personali. In tal caso non c’è obbligo di aprire partita IVA né di pagare tasse su queste vendite, perché non è considerata un’attività d’impresa. Vendere oggetti usati di rado, a valori modesti, in genere non attira l’attenzione del Fisco proprio perché rientra nell’ambito del ‘mercatino’ tra privati”. 

La situazione cambia radicalmente se le vendite diventano frequenti o organizzate. “Quando le transazioni si ripetono in modo sistematico, magari acquistando merce apposta per rivenderla, l’attività diventa abituale. Anche se la si svolge tramite piattaforme come eBay o Vinted, per il Fisco si configura una vera e propria attività commerciale, con conseguente obbligo di partita IVA e dichiarazione dei redditi”, aggiunge.

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Vendere su Vinted o eBay: cosa prevede la direttiva europea Dac7

Dal 2023 è entrata in vigore in Italia la direttiva europea Dac7 che introduce un sistema di monitoraggio delle attività online. In particolare, non vengono introdotte nuove tasse, ma obblighi di comunicazione per le piattaforme online come per esempio Vinted, eBay o Subito. Secondo la direttiva, queste piattaforme digitali sono ora obbligate a comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati dei venditori che superano i 2.000 euro di ricavi o le 30 transazioni all’anno. “Queste soglie  non rappresentano un limite assoluto oltre il quale si diventa automaticamente imprenditori, ma un indicatore per il Fisco – fa sapere l’avvocato -. Superare i 2.000 euro o le 30 vendite è un campanello d’allarme: significa che l’attività potrebbe non essere più occasionale. A quel punto, è molto probabile che quei proventi vadano dichiarati, e se la frequenza è costante, si deve valutare l’apertura della partita IVA”.

Il superamento delle soglie non implica di per sé un reddito imponibile: chi vende oggetti personali a un valore inferiore a quello d’acquisto non realizza alcun guadagno. Tuttavia, la segnalazione alla piattaforma fiscale europea serve proprio a consentire controlli più efficaci.

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Cosa sanno le piattaforme (e il Fisco): i dati comunicati dall’Agenzia delle Entrate

Con la Dac7, la trasparenza è diventata la regola. Le piattaforme inviano periodicamente all’Agenzia delle Entrate i dati dei venditori che superano le soglie stabilite: nome, cognome, indirizzo, codice fiscale (se disponibile), numero di vendite, ricavi totali e persino il conto bancario o PayPal su cui sono stati ricevuti i pagamenti. “Quando un venditore supera i limiti (più di 30 vendite o oltre 2.000 euro annui), la piattaforma trasmette all’Agenzia delle Entrate una serie di dati. In particolare, vengono comunicati i dati identificativi completi e i dati riepilogativi delle transazioni – continua l’avvocato -. Questi ultimi includono solitamente il totale dei ricavi ottenuto sulla piattaforma in quell’anno e il numero di transazioni effettuate. Ad esempio, eBay specifica che invierà alle autorità il totale degli importi ricevuti (escluse le spese e commissioni) e il conteggio delle vendite concluse nel corso dell’anno. Spesso vengono comunicati anche dettagli come il conto bancario su cui si ricevono i pagamenti delle vendite”.

Tutte queste informazioni sono poi utilizzate dal Fisco per i controlli. L’Agenzia delle Entrate incrocia i dati ricevuti dalle piattaforme con le dichiarazioni dei redditi e con altre informazioni, come le movimentazioni su conti PayPal o bancari. In sostanza, i dati Dac7 vengono usati per identificare i venditori “frequenti” e controllare che paghino le tasse dovute. “È un meccanismo che rende molto più trasparente il mondo delle vendite online: ormai chi vende tanto tramite piattaforme non può più passare inosservato al Fisco”, precisa l’esperto.

I rischi per chi vende su Vinted “in nero”

Chi supera le soglie e continua a vendere regolarmente su Vinted o su altre piattaforme, senza dichiarare i guadagni o senza aprire partita IVA, rischia sanzioni pesanti. “Se il Fisco accerta che si tratta di un’attività abituale non dichiarata  può contestare l’esercizio di impresa in nero e l’omessa dichiarazione dei redditi. Le sanzioni sono sia fiscali che, nei casi più gravi, penali”.

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Vendere online, come restare in regola: i consigli dell’esperto

L’avvocato Carlo Alberto Micheli invita i venditori a muoversi con prudenza e consapevolezza. “Il modo migliore per chi usa Vinted o eBay è restare nei confini dell’attività davvero occasionale. In pratica, vendere solo ciò che è proprio e usato, evitare di acquistare merce da rivendere, e tenere sotto controllo il numero di transazioni e gli incassi annuali”. In caso di aumento dell’attività, meglio informarsi subito. “Se le vendite diventano frequenti, conviene valutare l’apertura di una Partita IVA, magari in regime forfettario, che consente di lavorare legalmente con burocrazia ridotta e tassazione agevolata”.

Infine, un consiglio di buon senso. “Rispondere sempre alle richieste di verifica delle piattaforme, conservare una traccia delle operazioni e, in caso di dubbi, chiedere supporto a un commercialista. È meglio una consulenza preventiva che un accertamento fiscale dopo”.

Autore
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Cristina Siciliano

Giornalista e scrittrice

Giornalista pubblicista, classe ‘97, con una solida formazione classica. Dopo la laurea conseguita con lode in Filologia Moderna, ho frequentato un Master in giornalismo politico-economico multimediale presso la 24ORE Business School. Ho collaborato con testate nazionali, come Leggo.it, e locali. Sono autrice del libro Breviario del silenzio: tra anima e parole, edito da Affiori, marchio di Giulio Perrone Editore.

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