Brunello Cucinelli, oltre un miliardo di fatturato in nove mesi: “Torniamo all’Umanesimo”

Il modello aziendale del filosofo-imprenditore, controcorrente rispetto a quello dei competitors, funziona e rende l'azienda a prova di crisi economica e reputazionale.

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Brunello Cucinelli fatturato 2025

Dopo il crollo in borsa, a seguito delle accuse mosse da Morpheus Research sulle presunte attività in Russia, Brunello Cucinelli difende la propria posizione, spiegando che il business nella terra dello zar sia stato ridotto al minimo. Le azioni si riprendono lentamente e la maison rende noti i dati sul suo fatturato 2025, che procede nella direzione opposta della crisi. Partitaiva.it li ha analizzati e, ad Acireale, ha ascoltato le parole del noto imprenditore per rintracciare le ragioni più profonde del suo successo. 

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Crollo in borsa di Brunello Cucinelli, le motivazioni e il fatturato del 2025

Il fondo di ricerca Morpheus Research, nelle scorse settimane, ha pubblicato un report secondo il quale l’azienda Cucinelli avrebbe violato le sanzioni dell’UE contro la Russia e avrebbe continuato a vendere lì – direttamente e attraverso partner commerciali – la propria merce. L’accusa è bastata affinché il titolo crollasse in borsa del 17%. Ma la società, fino a oggi nota per coniugare esigenze di business ed etica, ha negato tutto, annunciando possibili azioni legali a tutela della propria reputazione.

Mentre le azioni in borsa risalgono, l’azienda riceve la solidarietà del comparto industriale e non solo. E festeggia un fatturato d’oro: più di un miliardo di ricavi in nove mesi, con una crescita del +10,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le previsioni, poi, indicano un’ulteriore accelerazione nel 2026. Il successo è sintomatico di una realtà solida, che da sempre si mostra attenta alle persone e alla sostenibilità.

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Brunello Cucinelli, il “capitalismo umanistico” come modello di successo

Non è utopia, ma realtà. Brunello Cucinelli, il re del cashmere, ha saputo coniugare il mondo della moda alla dimensione etica del lavoro, divenendo esempio di capitalismo umanistico. L’imprenditore umbro, che è doppiamente Cavaliere – del lavoro dal 2010 e di Gran Croce dal 2018 – nei giorni scorsi è  intervenuto ad Acireale, cittadina barocca in provincia di Catania, durante l’evento “Torniamo all’Umanesimo”, promosso dalla Fondazione Bellini di Acireale.

“Nella vita, occorrono idee, ma anche un pizzico di follia. Apollo e Dioniso devono camminare insieme nel rispetto dell’essere umano”, ha spiegato, raccontando come il sogno della sua vita fosse proprio quello di rendere il lavoro dignitoso ed etico. Una visione nata dalle sue origini campagnole, che lo hanno portato a conoscere una realtà che meritava di essere trasformata: dopo aver ascoltato tante chiacchiere da bar, aver svolto diversi lavori e aver vissuto le condizioni degradate in cui suo padre e i colleghi erano costretti a vivere nelle aziende dove svolgevano il lavoro di operai, ha deciso di fare la sua parte.

Cucinelli: “No alla ricerca affannosa del profitto. Dirigenti e operai stessa dignità”

“Perché – ha chiesto al pubblico – nei magazzini delle aziende non ci sono finestre che fanno vedere la bellezza del creato e sono presenti solo negli uffici, cosa hanno di meno gli operai?”.

Nella sua lectio magistralis, Cucinelli ha spiegato che la ricerca affannosa del profitto, così come la catena di montaggio che non deve perdere secondi, logora l’animo della persona. E anche che i dirigenti impiegati non hanno nulla di più rispetto agli operai. “Non ho mai capito perché si debba offendere un essere umano. Scherzate sempre, ma senza mai umiliare. Cerchiamo di essere carini, gioiosi, amabili, gentili, garbati. Nella mia azienda, mancare di rispetto a qualcuno significa essere licenziati – ha aggiunto -. Una frase di Kant mi guida: ‘Agisci in modo da considerare l’umanità sia nella tua persona sia nella persona di ogni altro, sempre come nobile fine, mai come semplice mezzo’”.

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La storia di Brunello Cucinelli e la sua visione del futuro

L’avventura di Brunello Cucinelli inizia nel 1978 quando, dopo aver svolto vari lavori, fra cui anche il modello, l’imprenditore dà vita a una piccola azienda di cashmere artigianale che, nel 1982, trasferisce a Solomeo. In questo borgo medievale, in cui ha sede ancora oggi, possiede una sorta di “polis”, con teatro, biblioteca, centri di aggregazione, scuole di mestieri e recupero del territorio. Dal 2012 l’azienda è quotata alla Borsa di Milano e possiede sia retail diretto che wholesale. La produzione è 100% made in Italy e, in parte, è ancora artigianale, grazie alle diverse collaborazioni attive sull’intero territorio nazionale.

Un nuovo Umanesimo con i giovani protagonisti

A intervenire durante l’evento, uno dei collaboratori di Brunello Cucinelli: il giovane Rosario Leotta, di Le Panier srl, azienda acese di pelletteria artigianale, esempio di valorizzazione di prodotto, giovani e territorio. Leotta ha scelto di stabilire la sede dell’azienda nel centro storico, come un tempo facevano gli artigiani, scegliendo palazzo Pennisi. “Divertirsi è una delle ricette del nuovo Umanesimo – ha suggerito -. Noi realizziamo prodotti di lusso e sul lavoro ci guidano la massima delicatezza e il massimo trasporto passionale, con l’intento di far rinascere e crescere il settore artigianale”. Una scelta controcorrente rispetto alla produzione di massa che, contro ogni pronostico, si rivela sostenibile.

La giovane età di Rosario Leotta non rappresenta un caso isolato per Cucinelli. Il re del cashmere, infatti, crede molto nelle nuove generazioni che esorta a seguire sogni e interessi: “Siamo di fronte a un nuovo Umanesimo – ha detto -. Sono sicuro che riparte dai giovani una sorta di rivoluzione umanistica. I giovani hanno bisogno di sentirsi diversi. In qualunque epoca storica si rimprovera ai giovani di non avere valori. Ma questi sono i pensieri dei grandi, non dobbiamo avere paura se i ragazzi vanno via in giro per il mondo. Torneranno dove c’è gentilezza, gioia, educazione. Perché l’essere umano ha bisogno del luogo della propria anima e, molte volte, questo è il Paese in cui è nato”.

Foto dal profilo Facebook di Fondazione Bellini

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