Riuscire a gestire la propria liquidità è indispensabile, ma il costo del conto corrente è in aumento. Non tutti i conti correnti, però, offrono lo stesso livello di servizi e non tutti chiedono la stessa cifra. Secondo i dati di un’indagine di Bankitalia, nel 2023 il costo medio annuo di un conto corrente tradizionale si è attestato a 100,7 euro, segnando una flessione di 3,3 euro rispetto all’anno precedente. I conti online restano però sempre più convenienti: 28,9 euro l’anno in media, con un risparmio superiore ai 70 euro per chi sceglie piattaforme digitali. Nel calderone degli aumenti, poi, giocano un ruolo importante anche le modifiche unilaterali del contratto, non sempre consentiti dalla legge. Come difendersi dai rincari, senza sacrificare la qualità dei servizi, e riconoscere eventuali abusi della banche? Partitaiva.it ha intervistato l’avvocato Giampiero Seccia, esperto in diritto bancario, per scoprire come i correntisti – consumatori e imprese – possono salvaguardare i loro diritti.
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Trasparenza, quasi la metà delle banche non la rispetta
La trasparenza rappresenta un punto critico. Secondo l’indagine di Segugio.it, solo il 65% degli istituti rende disponibili online i fogli informativi completi sui conti correnti, con una percentuale che scende al 60% per le banche digitali. Nel 35% dei casi analizzati, inoltre, mancano indicazioni fondamentali: canone, commissioni sui prelievi, costi delle carte di pagamento e bonifici. Una situazione difficile per l’utente poiché non è in grado di valutare l’effettiva convenienza dell’offerta.
“La legge prevede strumenti per la gestione e il controllo dei rapporti bancari, compresi i conti correnti – spiega l’avvocato -. Ogni utente ha diritto ad accedere gratuitamente a tutta la documentazione bancaria relativa al rapporto in essere, inclusi contratti, estratti conto, informative, corrispondenza e comunicazioni periodiche. Non ci sono limiti temporali, né costi ammessi da parte della banca, fatta eccezione per i documenti conservati oltre i dieci anni. Questo diritto si fonda sull’obbligo generale di correttezza e buona fede che grava sulle parti del rapporto bancario e, in particolare, sulla banca quale soggetto forte del rapporto”.
Cosa fare se la banca non fornisce la documentazione
Nel caso in cui la banca si rifiuti di fornire la documentazione, l’avvocato suggerisce al correntista di:
- presentare reclamo interno alla banca;
- rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF);
- nei casi più complessi, agire presso il giudice ordinario, anche attraverso un’ingiunzione di consegna.
Conti correnti, clausole peggiorative e modifiche unilaterali del contratto: cosa è consentito
Un’altra criticità può essere rappresentata dalle clausole peggiorative unilaterali, che permettono alla banca di modificare i costi e le condizioni del conto corrente. “Nei contratti bancari sono particolarmente rilevanti le clausole peggiorative delle condizioni economiche applicate sui rapporti di conto corrente – sottolinea l’avvocato -. Si tratta di clausole che consentono alla banca di modificare unilateralmente condizioni (costi, tassi, commissioni) in peius, cioè a svantaggio del cliente. Nei rapporti con i consumatori, la clausola deve essere specificamente approvata; in difetto è nulla (ma non invalida l’intero contratto)”.
Ma cosa la legge consente di modificare unilateralmente? “Nei contratti a tempo indeterminato, la modifica è possibile solo per tassi, prezzi e altre condizioni, con giustificato motivo – aggiunge -. Nei mutui, è ammessa solo per clausole diverse dai tassi di interesse, sempre con giustificato motivo. Per clienti non consumatori, micro- imprese, è possibile modificare anche i tassi, alle condizioni di legge e se espressamente previsto. Qualsiasi modifica in peius deve essere comunicata con preavviso minimo di due mesi, in forma scritta o su supporto durevole. In caso di mancata comunicazione, la modifica è inefficace e le somme addebitate devono essere restituite. Se la modifica non è comunicata, l’utente può contestare formalmente per iscritto ogni addebito non comunicato e chiedere la restituzione oppure lo storno delle somme indebitamente addebitate. In caso di rifiuto della banca occorre un’azione giudiziaria. In tal caso, però, occorre valutare l’entità dei maggiori costi addebitati, in quanto la doverosa analisi degli estratti conto ha un costo tale da rendere non conveniente l’assunzione del rischio insito di una controversia bancaria”.
Come difendersi: imprese vs consumatori
L’avvocato Seccia distingue le strategie per imprese e consumatori:
- per le imprese, l’assistenza legale è fondamentale in fase di stipula, gestione e contenzioso. Essa prevede un’analisi preventiva dei contratti e il monitoraggio delle modifiche. Per tutelare i diritti dell’utente possono essere utilizzati strumenti alternativi (negoziazione, mediazione) prima di procedere all’azione giudiziaria, la quale è necessaria per la soluzione di situazioni complesse;
- per i consumatori, invece, occorre preliminarmente valutare i costi e benefici dell’assistenza legale. Spesso, se le somme in gioco sono modeste, in tal caso il ricorso all’ABF è più conveniente. Quindi è importante che il consumatore controlli sempre le comunicazioni sulle condizioni contrattuali, provvedendo a contestare eventuali addebiti non giustificati.
“Controllare le comunicazioni bancarie è il primo passo. Contestare formalmente gli addebiti ingiustificati, il secondo” conclude Seccia.
Aumento costo conto corrente: le strategie per risparmiare
Non tutto si gioca sul fronte legale. Anche nella gestione quotidiana è possibile risparmiare. Altroconsumo consiglia infatti di mantenere sul conto soltanto l’importo indispensabile a coprire le uscite ordinarie. Le somme eccedenti, invece, è più saggio destinarle a strumenti finanziari capaci di valorizzare meglio i risparmi, evitando che rimangano inattivi e proteggendoli dall’erosione dovuta all’inflazione. Quindi è necessario:
- conservare sempre la documentazione. È sempre meglio archiviare tutto almeno per cinque anni e conservare tutto ordinatamente. Questo tipo di approccio aiuta a tenere traccia delle spese ed è fondamentale per eventuali modifiche unilaterali del contratto;
- scegliere operazioni online. Bonifici e pagamenti tramite app sono generalmente gratuiti, al contrario degli sportelli;
- attivare la domiciliazione delle utenze. Spesso gratuita, può comportare sconti da parte dei fornitori di energia o telefonia. In questo caso, tutto verrà pagato puntualmente. In più, molti fornitori di servizi applicano sconti o agevolazioni se si sceglie la domiciliazione;
- valutare le condizioni delle carte. Molte carte di credito includono canoni annuali e commissioni su prelievi;
- evitare di andare in rosso, perché la banca – in questi casi – addebita interessi passivi, commissioni di istruttoria veloce e altre spese.
Carta di credito, carta di debito e prelievi
Con la carta di debito (come il tradizionale Bancomat), i prelievi dagli sportelli automatici della propria banca sono generalmente gratuiti. Diversa la situazione con la carta di credito, che spesso comporta commissioni elevate, anche fino al 4% dell’importo prelevato, a cui si sommano interessi immediati calcolati dal giorno dell’operazione. È necessario usare la carta di debito per prelevare e riservare la carta di credito agli acquisti, soprattutto per spese online o quando si è in viaggio. Un altro aspetto importante riguarda i prelievi presso sportelli ATM di altre banche. In questi casi, le commissioni extra variano generalmente tra 1 e 2 euro per operazione. Per ridurre al minimo questi costi, conviene valutare un conto corrente che offra prelievi gratuiti fuori circuito scegliere di prelevare solo dagli sportelli della propria banca o gruppo bancario.
Cristina Siciliano
Giornalista e scrittrice