- Il governo studia di bloccare fino al 31 dicembre 2022 gli alert per crisi d’impresa.
- A luglio 2022 sono state introdotte nuove regole sulla gestione della crisi di impresa.
- Il governo intende dare un nuovo stop per questo tipo di comunicazioni.
È arrivato lo stop ufficiale agli alert per la crisi d’impresa. L’emendamento, che proroga tutto al 31 dicembre 2022, verrà inserito all’interno del Decreto Aiuti quater.
In questi giorni, il governo guidato da Giorgia Meloni si sta preparando a esaminare il Decreto Legge con il quale verranno anche prorogate le misure di contenimento del caro energia.
Il via libera dal Parlamento dovrebbe arrivare nell’arco di pochi giorni, dopo la relazione con la quale verranno rese note le risorse che costituiranno lo scheletro finanziario dello stesso provvedimento.
Crisi d’impresa: lo stop agli alert
Tra i provvedimenti attesi c’è quello relativo alle istanze di sanatoria per il credito d’imposta ricerca e sviluppo, che è scaduto lo scorso 31 ottobre 2022.
Sicuramente, però, il capitolo più importante è quello relativo alla crisi d’impresa: con il nuovo codice sono state introdotte alcune norme, che sono già state corrette strada facendo, secondo le quali alcune imprese, con delle incongruenze fiscali, possono essere considerate in default.
Tra i problemi, che possono far accendere i campanelli d’allarme ci sono, ad esempio, i ritardi dei pagamenti delle imposte. Lo scopo della nuova norma è quello di sospendere l’invio degli alert in caso di crisi d’impresa.
Le comunicazioni, che arrivano direttamente dal fisco ai contribuenti, sono state in questo modo rallentate. Questa è una decisione di particolare importanza, perché a fine ottobre molte imprese hanno iniziato a ricevere comunicazioni di questo tipo: una situazione un po’ estrema, dato che si va ad inserire in un momento in cui le bollette sono rincarate di parecchio e molte società sono in crisi di liquidità.
Lo stop agli alert: la scelta di intervenire
Gli alert, con cui l’Agenzia delle Entrate segnala la crisi di impresa, avrebbero dovuto costituire una sorta di punta di diamante della precedente legislatura. Lo scopo, tra l’altro, è anche quello di contrastare l’evasione, attraverso le lettere di compliance.
Giorgia Meloni, nel suo discorso di insediamento alla Camera, ha messo in evidenza che la serrata lotta all’evasione fiscale dovrà necessariamente essere:
“Accompagnata da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell’Agenzia delle entrate, che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente avvenuto finora”.

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza
A questo punto è necessario fare un leggero ripasso e soffermarsi un attimo sul Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza: la nuova normativa sulla crisi di impresa è entrata in vigore il 15 luglio 2022, dopo una serie di differimenti.
Questa legge ha degli obiettivi ben precisi, tra i quali ci sono:
- favorire l’emersione tempestiva della crisi: l’intenzione è quella di incentivare l’imprenditore ad attivarsi volontariamente per effetto della previsione, utilizzando degli strumenti di allerta soft;
- incentivare e valorizzare l’autonomia delle parti in causa, che possono far ricorso a degli strumenti stragiudiziali, che vanno a limitare direttamente i poteri dell’autorità giudiziaria. Un classico esempio, in questo senso, potrebbe essere quello della preclusione dell’intervento del P.M. nel momento in cui si deve accertare lo stato d’insolvenza, se le parti in causa hanno optato per la composizione negoziata della crisi.
Queste operazioni sono particolarmente importanti, perché di fatto fanno diventare la risanabilità dell’impresa valore giuridico. Questo assunto deve essere necessariamente preservato attraverso la revisione delle procedure standard e l’adozione di nuove modalità operative che favoriscano la continuità aziendale.
Crisi di impresa: le modifiche apportate dal D. Lgs. 82/2022
A modificare radicalmente il Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza è stato il D. Lgs n. 82/2022. Il decreto ha superato il previgente sistema di allerta, che era sostanzialmente fondato sull’utilizzo di alcuni indici e di particolari indicatori, tra i quali c’era anche quello elaborato dal CNDCEC.
È stata, inoltre, sostituita la procedura di composizione assistita con la procedura di composizione negoziata della crisi. Si è proceduto a sopprimere l’Ocri.
Dal 2021, gli strumenti che devono essere utilizzati per la rilevazione tempestiva della crisi, hanno subìto una profonda rivisitazione. L’articolo 3 del Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza ha previsto esplicitamente che l’impresa debba adottarsi di un adeguato assetto organizzativo e amministrativo contabile.
L’azienda, in questo modo, potrà intercettare tempestivamente tutti i segnali di allarme della crisi, quando questi si dovessero profilare. Ma soprattutto di procedere alle verifiche della sostenibilità dei debiti e delle prospettive di continuità aziendale per i 12 mesi successivi. In caso di esito negativo, devono essere attivate le procedure per la verifica della ragionevole perseguibilità del risanamento.
Crisi d’impresa – Domande frequenti
Lo stop durerebbe fino al 31 dicembre 2022, salvo cambiamenti dell’ultima ora. Ecco di cosa si tratta.
La nuova normativa responsabilizza maggiormente l’imprenditore, che deve farsi parte attiva nel risolvere gli eventuali problemi finanziari della sua impresa.
Il legislatore ha introdotto un assunto molto importante: la risanabilità dell’azienda ha un valore giuridico. L’attuale governo intende applicare uno stop all’alert per la crisi di impresa fino a fine anno.
Salve,
questo articolo va aggiornato, alla fine l’emendamento non è passato e gli alert sono rimasti come previsto dal dlgs 83/2022
Buongiorno,
grazie per la segnalazione.
Team partitaiva.it